Giovedì 18 Aprile 2024

A scuola si celebra il Ramadan Il preside: due aule per pregare Sui social scoppia la polemica

Il dirigente di un istituto tecnico di Firenze accoglie la richiesta di due studentesse "Ma l’istruzione resta laica, si potrà professare la fede religiosa solo nella ricreazione"

Migration

di Jacopo Nathan

e Francesco Marinari

"Sono convito che la scuola debba essere laica, ma se c’è la possibilità di ascoltare una richiesta precisa, che arriva dagli studenti, non vedo perché dire di no". All’Istituto tecnico turistico Marco Polo di Firenze ci sarà un’aula dove gli studenti di fede musulmana potranno pregare durante il mese di Ramadan. È stato deciso dal dirigente scolastico, Ludovico Arte, dopo una richiesta che è arrivata direttamente da un gruppo di ragazze. Le aule saranno due, nelle rispettive sedi dell’istituto, in via San Bartolo a Cintoia e in via De Nicola. La decisione è stata ufficializzata da una comunicazione apparsa sul sito della scuola. Ed è stata poi rilanciata da un post su Facebook dello stesso dirigente.

"Partiamo dal presupposto che il mio istituto ha 1.500 studenti – spiega Arte, noto per le sue innovazioni da dirigente scolastico –, di cui almeno il 20% stranieri. I ragazzi di religione musulmana saranno almeno una cinquantina, approssimativamente. La decisione che è abbiamo preso è nata in maniera molto semplice e spontanea. Due ragazze sono venute in presidenza, spiegandomi come durante il Ramadan dovessero fare cinque preghiere nel corso della giornata, di cui almeno una la mattina. Mi hanno chiesto se ci fosse la possibilità di avere un momento per fare questa preghiera a scuola. Dopo esserci confrontati con la vice presidi, abbiamo deciso di mettere a disposizione delle aule per coloro che vorranno pregare, ma solo durante la ricreazione, perché la scuola è laica, ma può venire incontro alle esigenze dei ragazzi".

Ludovico Arte ha una formazione da sociologo e, prima di diventare dirigente scolastico dell’Istituto tecnico turistico Marco Polo ha lavorato quasi sempre con gli adolescenti nei settori dell’educazione, del sociale e dello sport. È stato, fra l’altro, responsabile del settore immigrati all’ufficio provinciale del lavoro di Venezia, direttore di un centro adolescenti nell’hinterland fiorentino, oltre che coordinatore dell’area psicopedagogica del settore giovanile e scolastico della Federcalcio Toscana.

E a chi sui social critica la decisione di dare uno spazio agli studenti musulmani, magari a discapito di altre confessioni, risponde in maniera chiara. "In passato ci sono già state situazioni simili, come per esempio lo spostamento dell’orale di maturità dal sabato al lunedì per gli studenti di fede ebraica. La scuola prevede in varie forme il rispetto di persone di religioni diverse. Mi muovo in questo solco, sostanzialmente. Ribadisco che credo fortemente al fatto che scuola e religione debbano essere due entità separate, e in questo caso lo rimangono".

Nel suo post su Facebook il preside ha da subito innescato le polemiche social, attirando le critiche di chi biasima la volontà di rimuovere il crocifisso dalle classi a discapito magari della preghiera del Ramadan. "La scelta della nostra scuola non è paragonabile alla questione del crocifisso in classe – ribatte Arte –, che viene imposto a tutti gli studenti. Abbiamo deciso di lasciare uno spazio per i musulmani che lo vorranno sfruttare, in modo che possano andare a pregare solo durante la ricreazione. Sostanzialmente chiunque è libero di pregare come vuole, anche a scuola, purché non in orario scolastico. La religione musulmana, nel periodo di Ramadan, richiede anche spazi specifici. E non c’era motivo di non venire incontro alle esigenze degli studenti. Naturalmente non c’è nessuna forma di favoritismo verso una confessione religiosa piuttosto che un’altra. Questa è una situazione temporanea, che non confligge con le lezioni e il lavoro della scuola. Se ci saranno altre situazioni simili, con richieste ponderate da parte di ragazzi di altre religioni, non vedo perché non dovremmo accettarle. Richieste legittime sono sempre ascoltate. La scuola non è un luogo di culto, ma di fronte a situazioni specifiche, come in questo caso, mi sembra giusto accoglierle".