A Parma comincia la stagione dem E anche Piacenza sfugge alla destra

Guerra nuovo sindaco della città ducale. Tarasconi fa sua la sfida tra donne con l’uscente Barbieri

Migration

di Ettore Maria Colombo

Una schiacciante vittoria a Parma, con il candidato del centrosinistra, Michele Guerra, dato al 66,3% negli exit poll della notte dopo il voto, contro l’appena 33.7% dell’avversario di centrodestra, Pietro Vignali. E una vittoria più di misura, ma comunque, netta, a Piacenza, dove la ‘disfida tra le donne’ ha visto prevalere, sempre negli exit poll notturni, la candidata del centrosinistra, Katia Tarasconi, con il 53.3% sulla sindaca uscente, espressione del centrodestra, ferma al 46.7%. Anche se, in entrambe le città, l’affluenza è calata molto.

Per quanto riguarda Parma, il vantaggio tra Guerra e Vignali è incolmabile e la sfida decisa. Tanto che, a spoglio ancora in corso, l’ormai neo-sindaco, Michele Guerra (erede di Pizzarotti) può esultare: "La distanza è ampia, gli ultimi dati ci danno al 65%, qui stanno tutti festeggiando, il centrosinistra torna a governare la città di Parma", spiega ai microfoni di SkyTg24. "Il progetto è nuovo, si tratta di partire con un consenso che non era scontato ricevere in maniera così grande", aggiunge mentre i suoi sostenitori cantano ‘Bella ciao’. Guerra raccoglie l’eredità di Federico Pizzarotti, primo sindaco del ciclo M5s, subito uscito dal Movimento, poi ancora sindaco: ne era l’assessore alla Cultura nella giunta uscente. Guerra ha 40 anni, è professore ordinario di Storia del cinema.

Il risultato del ballottaggio è sia all’insegna della continuità che della rottura: Guerra è, infatti, in totale sintonia con il sindaco uscente, con cui ha partecipato all’esperienza di ‘Effetto Parma’. La discontinuità sta nel fatto che il principale partito di centrosinistra, il Pd, torna al governo della città dopo ben 24 anni di opposizione: prima dell’accordo, benedetto dal presidente della Regione Stefano Bonaccini, il Pd era minoranza. Adesso sarà il gruppo più numeroso in consiglio comunale, guiderà la coalizione e esprimerà il vicesindaco.

Fin dal primo turno il vantaggio su Vignali era nettissimo, e non solo per il 44% a 21%. Ma anche perché altri candidati nettamente opposti al centrodestra (liste civiche sostenute anche da Azione, Europa Verde e Potere al PopoloPrc) avevano totalizzato il 21% dei consensi: tutti voti per il centrosinistra. Scomparsi invece, i 5S, non presenti alle elezioni. Il centrodestra paga anche la spaccatura iniziale: Vignali al primo turno era sostenuto infatti da Lega e Forza Italia, ma non da Fratelli d’Italia che ha preso il 7,5% con un candidato autonomo. Al ballottaggio Fdi ha dato indicazioni di voto per Vignali, ma senza formalizzare apparentamento.

Una sfida tutta al femminile, quella di Piacenza, dove la sindaca uscente, Patrizia Barbieri, sostenuta dal centrodestra, se l’è giocata con la consigliera regionale del Pd Katia Tarasconi. Sfida più equilibrata ma vinta dall’outsider Tarasconi, già la più votata al primo turno, con il 40%, mentre la sindaca in carica era arrivata vicina al 38%.