A Kherson si spara Giornalista italiano ferito dai cecchini russi Ucciso il suo interprete

Corrado Zunino, 57 anni, inviato di “Repubblica“, colpito a una spalla "Eravamo lontano dalle zone di conflitto, con la scritta Press ben in vista". Il dolore per l’accompagnatore morto: "Era un mio grande amico". .

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A Kherson si spara Giornalista italiano ferito dai cecchini russi Ucciso il suo interprete

di Giovanni Rossi

"Una sofferenza atroce", la definisce Corrado Zunino, 57 anni, genovese, inviato di Repubblica a Kherson, ferito ieri in Ucraina e ricoverato in ospedale. Il dolore di Zunino non è per la spalla colpita, ma per la morte del fixer e amico Bogdan Bitik, falciato da almeno un proiettile, mentre era insieme a lui, alle porte di Kherson , su un ponte con ogni probabilità controllato da cecchini russi (ma il ministro degli Esteri Antonio Tajani parla di "un drone"). Soccorso e portato in ospedale, Zunino racconta così quegli istanti terribili: "Avevo il giubbotto con la scritta Press". Ben visibile. Chi ha sparato non poteva non accorgersene. Anzi, ha mirato su quelle figure in campo aperto, in una zona fuori dall’area più calda del conflitto. La foto del giubbotto antiproiettile del giornalista sequestrato dalla polizia di Kherson mostra la piastra interna forata. "Un attacco mirato", denuncia la Fnsi, mentre la premier Giorgia Meloni viene subito informata.

Zunino ricorda: "Abbiamo passato tre check-point, Bogdan ha parlato con i militari ucraini e ci hanno fatto passare senza problemi. Non era una zona di combattimenti". Qui il racconto diventa drammatico: "Siamo stati colpiti, ho sentito un sibilo e ho visto Bogdan a terra, non si muoveva, ho strisciato fino a togliermi dalla fila del fuoco. Ho corso fino a quando non ho incrociato un’auto di un civile. Ero pieno di sangue, mi sono fatto portare fino all’ospedale di Kherson. Ho quattro ferite ma sono stato curato perfettamente. Ho provato più volte a chiamare Bogdan, non rispondeva. Era un mio grande amico, è una sofferenza atroce". "Un dolore infinito", precisa in un successivo tweet.

Bogdan Bitek lascia la moglie e un figlio. Era un eccellente fixer, il termine inglese che nei contesti di guerra indica la persona – generalmente del luogo – che aiuta i giornalisti a entrare in contatto con gli ambienti locali. Facilitatore, interprete, risolutore di problemi. Più di una spalla, nei fatti un compagno di missione. Un operatore aggiunto dei media che, senza la visibilità dell’inviato, finisce per condividerne integralmente le sorti e i rischi. Talvolta con esito mortale. Difficile, fino a ieri, il recupero del corpo per il pericolo di cecchini.

Solidarietà a Zunino (che pure dice "sto bene") e a Repubblica viene espressa da Tajani impegnato a Roma nella conferenza bilaterale sulla ricostruzione dell’Ucraina con il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Subito Kuleba chiama le forze armate di Kiev: "Sono entrate in contatto con il giornalista e faranno tutto quello che possono per aiutarlo", garantisce. "Ai russi – aggiunge – non interessa se sei russo, italiano o ucraino, loro semplicemente sparano". Auguri di pronta guarigione sono rivolti all’inviato di Repubblica da molti ministri, dal presidente del Senato Ignazio La Russa, dal presidente della Camera Lorenzo Fontana e da tutte le forze politiche. Con un sentito "grazie" a tutti i giornalisti che rischiano la vita per raccontare i conflitti.