Venerdì 19 Aprile 2024

Dona un polmone al figlio di 5 anni. "Ora corre e gioca, è meraviglioso"

Affetto da talassemia, il bimbo aveva già ricevuto dal padre il midollo osseo. Poi si era aggravato. Primo trapianto da vivente in Italia

Ánduel, 34 anni, insieme al figlio di 5 anni a cui ha donato parte del polmone

Ánduel, 34 anni, insieme al figlio di 5 anni a cui ha donato parte del polmone

Bergamo, 28 febbraio 2023 - "Non ci ho pensato due volte: c’era la vita di mio figlio da salvare, non ci si può tirare indietro". La sua voce tradisce emozione. Ánduel, 34 anni, operaio di origine albanese che da cinque anni vive in una cittadina del centro Italia con la moglie Ornéla, 35 anni, è il papà che ha donato al figlio di 5 anni una parte del proprio polmone in quello che è stato il primo trapianto di polmone da donatore vivente eseguito in Italia, al Papa Giovanni XXIII di Bergamo, il 17 gennaio.

Mario (nome di fantasia, ispirato al personaggio dei videogiochi Super Mario Bros, di cui il piccolo è appassionato) è stato dimesso dall’ospedale il 21 febbraio, e nello scorso fine settimana assieme al papà "è uscito per la prima volta per una passeggiata". Segnali incoraggianti di una normalità tanto agognata dopo un calvario durato anni. "Lui era malato da due anni, avevo pensato che già il trapianto di midollo che aveva fatto potesse risolvere il problema e purtroppo non era stato così. Invece grazie a Dio e grazie ai medici è andato tutto bene, adesso potrà andare all’asilo, giocare con gli altri bambini. Lui non sta fermo un attimo, mangia poco e gioca tanto. Per me non c’è cosa più bella da vedere, è meraviglioso. Sono felice, adesso lo vedo correre e giocare come gli altri bambini".

L’intervento era durato undici ore e con un centinaio di persone che si erano avvicendate fra i vari turni nei diversi ruoli. Il piccolo resterà ancora per qualche tempo a Bergamo per sottoporsi ai controlli post-trapianto. Poi potrà tornare a casa e ricominciare una vita normale. La sola limitazione per il padre riguarda una riduzione del 20% del volume polmonare complessivo. Va però considerato che le normali riserve polmonari di un uomo adulto consentono, nonostante questa limitazione, non solo di condurre una vita del tutto normale, ma anche di eseguire attività sportiva.

Il bimbo era affetto dalla nascita da talassemia e un trapianto di midollo dal padre aveva peggiorato le cose. È il 2019 quando Mario inizia a dare segni di malessere. All’ospedale Meyer di Firenze arriva la diagnosi, e seguono due anni di trasfusioni, poi il trapianto del midollo dal padre. Subentra una grave complicanza, i farmaci usati per il trapianto danneggiano i polmoni. Di qui la decisione dei medici dell’ospedale di Bergamo di effettuare sul bimbo l’impianto di cinque segmenti del lobo inferiore destro del polmone del padre.

"Ricordo – racconta Michele Colledan, direttore del Dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti e dell’Unità di chirurgia generale 3 del Papa Giovanni XXIII – che la prima volta che ho esposto l’ipotesi di trapianto da vivente i genitori non hanno avuto un secondo di esitazione. Se non l’avesse proposto lei l’avremmo proposto noi, mi hanno detto. La cosa più emozionante per me è vederli insieme". "È stato un lavoro d’equipe che conferma il Papa Giovanni XXIII tra le strutture di eccellenza sui trapianti a livello nazionale", ha sottolineato Maria Beatrice Stasi direttrice generale dell’ospedale lombardo.