np_user_4025247_000000
CESARE DE CARLO
Cronaca

A 25 anni dall’accordo in Ulster Biden: la pace non era inevitabile Ma l’Irlanda è sempre più divisa

Il presidente Usa a Belfast e Dublino per celebrare i patti che posero fine alle bombe. Il rapporto con Londra resta logorato, la tensione tra protestanti e cattolici rimane alta .

A 25 anni dall’accordo in Ulster  Biden: la pace non era inevitabile  Ma l’Irlanda è sempre più divisa
A 25 anni dall’accordo in Ulster Biden: la pace non era inevitabile Ma l’Irlanda è sempre più divisa

di Cesare De Carlo

Una pace cattiva è meglio di una guerra buona, sentenziò una volta Benjamin Franklin, uno dei Padri fondatori degli Stati Uniti. Quella del 10 aprile 1998 fra Irlanda e Regno Unito è certamente una pace cattiva o almeno imperfetta, ma ha posto fine a decenni di terrorismo, sangue e distruzioni. E se ieri Joseph Biden si trovava a Belfast a celebrarla non è un caso. Furono gli Stati Uniti a promuovere quello storico accordo, 25 anni fa. Lo firmarono l’allora premier britannico Tony Blair e il premier irlandese Berti Ahern.

ACCOGLIENZA GELIDA

I negoziati erano stati avviati molto tempo prima da Bill Clinton. Mi trovavo con lui a Belfast nel novembre 1995. Una gran folla lo attendeva davanti alla City Hall mentre accendeva l’albero di Natale. Ed erano in 80mila a Dublino quando dall’Irlanda del Nord, che, come si sa, fa parte del Regno Unito, scese a sud nella Repubblica d’Irlanda, che invece dal 1920 rivendica la riunificazione. Ieri erano poche centinaia di persone davanti alla City Hall e ancora meno all’Università di Belfast. Gelida è stata l’accoglienza dei partiti protestanti, pro-inglesi. Arlene Foster, che è stata primo ministro nota che "se Biden a Belfast ha trascorso un solo giorno, a Dublino ne trascorrerà tre". Lo fa per salutare i suoi lontani parenti, si è affrettata a specificare la Casa Bianca. Biden, nel suo discosto all’Ulster University di Belfast, sottolinea come "La pace in Irlanda del Nord non era inevitabile , è stato il risultato di un duro sforzo negoziale e di chi vi s’impegnò venticinque anni fa".

SETTECENTO GIORNI

Settecento giorni di negoziati. Seicentonovantanove giorni di fallimenti, uno di successo, riassunse George Mitchell, senatore americano. E ieri Biden ha ricordato proprio quelle parole pronunciate, ricordando l’accordo del venerdì santo del 1998. Da allora a Belfast, Londonderry eccetera non scoppiano più le bombe. Ma la tensione rimane alta fra cattolici e protestanti. E non è detto che ai 25 anni di pace ne facciano seguito altri 25. L’ala dura dei protestanti unionisti (pro Londra) rifiuta di far parte dell’esecutivo. E i cattolici unionisti (pro Dublino) stanno cercando di formare un consenso maggioritario e chiedere così il referendum per la riunificazione dell’isola.

REGNO POCO UNITO

Comunque il Good Friday, il Buon Venerdì come viene chiamata quella storica firma perché avvenne di venerdì, ha creato un precedente pericoloso. Il regno di Re Carlo III appare unito sempre di meno. A volerlo lasciare non c’è solo quasi la metà degli irlandesi del nord, ma anche quasi la metà degli scozzesi. E dato che l’anziano sovrano non gode del prestigio, del rispetto, dell’affetto della madre, la regina Elisabetta II, ogni previsione è plausibile.

ALTRI DUE ACCORDI

Tornando al discorso di Biden, un motivo di consolazione rimane valido. L’accordo di 25 anni fa è uno dei pochi che abbia tenuto. Ce ne sono solo altri due nella storia recente: quello del 26 marzo 1979 (pace fra Egitto e Israele) e quello del 21 novembre 1995 (pace in Bosnia Erzegovina). Mediatori sempre gli Usa. Quanto all’Onu, il cui compito precipuo sarebbe appunto la promozione della pace nel mondo, solo delusioni, inefficienze, sperperi.