Martedì 23 Aprile 2024

A 17 anni paga il pizzo: difendetemi dai bulli

Vicenza, ha versato in un mese 100mila euro a dei ventenni per averli come bodyguard. Scoperto dai genitori, i tre sono stati denunciatii

Per sbarazzarsi dei bulli che lo tormentavano a scuola un diciassettenne si è creato una ‘scorta’ personale, fatta di tre body guard improvvisati, suoi coetanei, contattati in un giro di amicizie comuni. Ma il ragazzo, fragile e con una forte emotività, per garantirsi la sicurezza ha dovuto pagare. Un pizzo all’incontrario, nel senso che i protettori anti-bullo li ha ingaggiati di sua iniziativa e, per farli accettare l’incarico, si è offerto di pagare. Tanto.

È una storia inedita nei casi di bullismo quella che arriva dalla provincia di Vicenza, nell’area del Bassanese. Una vicenda venuta alla luce perché le denunce della famiglia della vittima e gli accertamenti dei carabinieri hanno portato ad indagare il gruppetto che offriva protezione a pagamento. E il gup del Tribunale di Vicenza, Matteo Mantovani, ha deciso il loro rinvio a giudizio, con l’accusa di circonvenzione di incapace in concorso. Quelle che il ragazzo bullizzato avrebbe pagato, infatti, non sono piccole cifre. La Procura di Vicenza ha fatto una stima delle somme, riportata nel capo d’imputazione: e il totale varia da un minimo di 20mila ad un massimo di 100mila euro. Tutte accuse che la difesa dei tre indagati, di 19, 21 e 25 anni all’epoca dei fatti, rigetta. Per i legali si tratta di contestazioni "assolutamente infondate". Da parte dei tre accusati c’è la convinzione di poter provare che quei soldi non sono mai arrivati nei loro conti, che il loro stato patrimoniale non è mai cambiato.

Il processo inizierà a luglio. I fatti risalgono a tre anni fa. Vittima dei bulli della scuola, anche se non si conoscono i dettagli delle persecuzioni subite, è uno studente vicentino, all’epoca non ancora maggiorenne. Nel servizio di protezione a pagamento che i tre garantivano, anche l’accompagnamento in auto a scuola, oltre che in altre situazioni. Così, in più occasioni, il ragazzo avrebbe consegnato ai tre cifre spropositate per la disponibilità di un minorenne; soldi in parte suoi, ma soprattutto dei genitori, che quando si sono accorti degli ammanchi, sapendo della vulnerabilità del figlio, non hanno esitato a rivolgersi alle forze dell’ordine. I pagamenti sarebbero avvenuti in un breve lasso di tempo, circa un mese.

La versione difensiva del terzetto, sempre per voce dei legali, è che se anche qualche piccola somma è stata versata, ciò è stato dovuto alla volontà del minorenne. Insomma sarebbe stato lui a voler pagare, in special modo per i viaggi sicuri in auto. I quattro peraltro non si conoscevano prima dell’accordo. Il 17enne li aveva conosciuti tramite un amico comune, in un locale del Bassanese frequentato da entrambi. I giudici accusano i tre improvvisati body guard di aver approfittato "dello stato di fragilità psichica ed emotiva del minore", inducendolo a versare loro dei soldi "con il pretesto di dargli protezione".