Deriso, vessato, sfinito dagli sfottò sul suo orientamento sessuale postati senza pietà sul suo profilo whatsapp. Tutto materiale ora al vaglio degli inquirenti dopo che Antonio (nome di fantasia), 13 anni, non ha più resistito all’irrisione sulla sua vera o presunta condizione di omosessuale e si è tolto la vita. Saranno due inchieste aperte dalla Procura di Palermo e dalla Procura per i minori (ipotesi di reato: istigazione al suicidio) a dire se davvero Antonio sia stato vittima di atti di bullismo, quella prepotenza fisica e psicologica che gli ha reso impossibile vivere. Che il tredicenne non riuscisse a sopportare le angherie di qualche compagno di scuola se ne erano accorti anche i genitori tanto che più di un anno fa gli avevano fatto cambiare scuola, iscrivendolo alla media "Vittorio Emanuele Orlando" di via Lussemburgo a Palermo.
Il ragazzino, nella speranza di sottrarsi alle umiliazioni, si sobbarcava un trasferimento in pullman di oltre un’ora ogni giorno. Invece la sua speranza si è rivelata vana e le prese in giro per il suo orientamento sessuale erano continuate: "Sei gay, è inutile che ti nascondi in un’altra scuola", gli avrebbero scritto i bulli senza immaginare che le fatali conseguenze psicologiche del loro arrogante comportamento. Sabato mattina, Antonio si è lanciato nella tromba delle scale e a nulla sono valsi i soccorsi operati dal 118.
Nelle ore successive al suicidio gli investigatori hanno iniziato a seguire diverse piste per ricostruire in quali condizioni si trovasse il tredicenne. Il primo sospetto è ricaduto su una possibile challenge social, una di quelle sfide che inducono i giovani a seguire, istruzione dopo istruzione, qualche gioco perverso che li spinge a compiere anche gesti estremi. Ma i carabinieri hanno presto abbandonato questa pista visto che, ascoltando i genitori del tredicenne, sono emersi dettagli sui motivi della sua prostrazione psicologica. Molto di più si capirà esaminando le chat sul telefono usato da Antonio e sentendo alcuni compagni di scuola con i quali si sarebbe confidato. Sarà ascoltato anche lo psicologo della scuola che già aveva avuto un colloquio con Antonio un anno fa, al momento dell’iscrizione, e contava di averne un altro, proprio domani.
La scuola è sotto choc e la preside, Maria Letizia Russo, ha deciso di sospendere sabato e ieri le attività didattiche. "Ci sono indagini che chiedono riserbo. La nostra sofferenza è immane. Siamo docenti e siamo genitori", si limita a commentare la dirigente scolastica.