Giovedì 22 Maggio 2025
DOMENICO GUARINO
Cronaca

Il 25 aprile, i partigiani stranieri: la storia poco conosciuta dei combattenti giunti in Italia da tutto il mondo

Finora molto trascurato, questo aspetto della Resistenza italiana è diventato oggetto di molti studi. Da poco è uscito un libro, “Storia internazionale della Resistenza italiana”, a cura di Chiara Colombini e Carlo Greppi, che abbiamo intervistato

Il battaglione “russo” sull’Appennino modenese, durante la Repubblica di Montefiorino (foto dal sito del Museo Nazionale della Resistenza)

Il battaglione “russo” sull’Appennino modenese, durante la Repubblica di Montefiorino (foto dal sito del Museo Nazionale della Resistenza)

La Resistenza in Italia è stata combattuta da tantissime persone provenienti da tanti diversi Paesi, che lottarono insieme ai partigiani italiani contro il nazismo e il fascismo. Statunitensi e britannici, neozelandesi e sudafricani, jugoslavi e francesi, ma anche libici, etiopi, eritrei e somali, e poi tedeschi, sovietici, polacchi, cecoslovacchi, ebrei stranieri, spinti alla lotta da una pluralità di motivazioni e da una molteplicità di percorsi individuali, che tuttavia si trovano sullo stesso lato della barricata. Una storia a lungo trascurata e che oggi, a ottant’anni dalla Liberazione, viene finalmente ricostruita. Come nel volume “Storia internazionale della Resistenza italiana” a cura di Chiara Colombini e Carlo Greppi, che abbiamo intervistato. 

Che significato ha il 25 aprile, oggi? Potremmo dire 'ancora oggi'...

"È una data da difendere, in cui continuare a credere perché è un grande messaggio di radicalità trasversale che questo Paese ha saputo generare con la partecipazione di una pluralità di anime politiche, sociali, culturali ,anche a livello di provenienza. Questa pluralità corale che ha saputo fare la differenza creando un esercito di volontari che non è una cosa scontata, ma anzi da valorizzare e da celebrare”. 

Il tema dell'inquadramento 'internazionale' del movimento di liberazione dal nazifascismo è poco conosciuto, voi lo avete sviscerato nel vostro libro. Perché avete scelto questa chiave?

"È un momento particolarmente vivace da questo punto di vista. Da qualche anno la ricerca sta guardando con crescente interesse ad un fenomeno, quello della dimensione internazionale della Resistenza, che era trascurato, per usare un eufemismo, in questi decenni. Anche se sono stati fatti tanti lavori che possono essere l’ossatura di una ricognizione più ampia. Quella appunto che abbiamo cercato di proporre, noi come altri, con le nostre indagini che hanno messo in luce sempre più questa dimensione straordinaria, con decine di nazionalità coinvolte, persone provenienti da tutti i continenti, una stima grossolana di combattenti tra 15 e i 20mila. Probabilmente conta anche il fatto che i tempi sono cambiati, la società civile è cambiata e questa combattenti sono stati visti come una piccola avanguardia di quella globalizzazione che sarebbe arrivata. Come dire: la liberazione dal Nazifascismo è una storia che riguarda tutti, perché è stata combattuta da gente proveniente da ogni parte del globo”.

Cosa fare secondo lei per rendere le celebrazioni del 25 aprile non retoriche ma vissute?

“Non ne ho idea. Io stesso tendo a scivolare nella retorica. Tuttavia, come tante colleghe e colleghi, e innanzitutto Chiara Colombini che ha curato con me il volume, pensiamo che probabilmente una formula o una maniera ancora utile o interessante per proporre la lotta di liberazione dal nazifascismo possa essere quella di sprofondare ancora più nel vissuto di questi ragazzi, giovani, giovanissimi hanno fatto la scelta giusta, ma non per questo erano meno umani di noi. Non santini dunque, ma vite reali. Un esempio è Italo Calvino che fu sia un renitente alla leva che partigiano combattente. Dopo l’8 settembre, per non essere arruolato, si rifugiò in una grotta coperta di letame, come lui stesso la racconta, poi si arruolò nelle formazioni partigiane. Poi, dopo essere stato catturato, fuggì e si disperse tra la popolazione civile. Per ritornare finalmente alla lotta combattente. Una figura di grande luminosità, che ha vissuto una serie di passaggi necessari prima di arrivare alla consapevolezza granitica, alla grande convinzione in quello che stava facendo”.