Prato, 6 febbraio 2014 - Uno splendido palazzo di epoca settecentesca e quasi 4 milioni di euro di denaro pubblico: sono gli ingredienti dell’ennesimo spreco all’italiana. Palazzo Vestri, a Prato, si trova esattamente in piazza Duomo, davanti al pulpito di Donatello e alla cattedrale che ospita i famosi affreschi di Filippo Lippi. Dai primi del ’900 è stato sede dello storico albergo Stella D’Italia dalle cui finestre il famoso scrittore Curzio Malaparte osservava la sua amata città, come scrive nella sua opera più celebre «Maledetti Toscani»: «S’apre dritta davanti a me la Via Magnolfi, che i vecchi pratesi chiamano ancora Via Nuova, dove siamo nati, Filippino Lippi ed io, con nel fondo lo Spazzavento..». Nelle camere dell’albergo più famoso di Prato hanno dormito anche personaggi del mondo della letteratura e dello spettacolo come Mike Bongiorno, Fausto Coppi, Anna Magnani, Adriano Celentano, Gigi Proietti, Vittorio Gassman.

Nel 2001 però l’insegna dell’albergo Stella d’Italia si spense e da allora il degrado si impossessò sia del palazzo che della piazza simbolo della città. Un vero e proprio scempio. Per questo la Provincia di Prato decise che la luce di quella stella doveva tornare a brillare, che da piazza Duomo sarebbero dovuti sparire bivacchi e degrado, che il cuore del centro storico avrebbe dovuto recuperare la sua dignità anche in concomitanza con l’inizio dei lavori di restauro degli affreschi del Lippi che avrebbero portato Prato ad assumere un’identità ben precisa nel campo del settore turistico, oltre che tessile. Un’idea nobile e incoraggiata da più parti, all’epoca, non accompagnata però da una trattativa con la proprietà altrettanto illuminata. I privati, infatti, si sono visti restaurare l’edificio e pagare anche la locazione, rientrando poi in possesso del palazzo con un anticipo di ben 15 anni quando la Provincia ha interrotto il contratto d’affitto dopo aver speso quasi 4 milioni di euro.

Ma andiamo con ordine. Nel 2003 la giunta provinciale sottoscrisse un accordo con le proprietarie del palazzo accollandosi i lavori di restauro. Il contratto non prevedeva un recupero totale del capitale investito per il restauro ma solo una riduzione del canone di affitto per i primi tre anni. Nel 2008, finiti i restauri e avendo pagato il canone di affitto pur non usufruendo dei locali, la Provincia prese possesso di Palazzo Vestri e vi trasferì alcuni uffici.

Arriviamo poi al 2012. I tempi nel frattempo sono cambiati e i tagli agli enti pubblici si sono fatti sempre più pesanti. Nonostante la prima data utile per dare la disdetta d’affitto fosse fissata per il 2018, il presidente Lamberto Gestri, in carica dal 2009, in base alla spending review rescinde il contratto.
«Appena abbiamo avuto l’occasione di chiudere il contratto senza incombere nel rischio di subire una causa — spiega oggi lo stesso Gestri — lo abbiamo fatto, anche se a malincuore. Non sarebbe stato possibile aspettare oltre anche perché l’affitto sarebbe di sicuro aumentato. Già dal luglio 2009 abbiamo iniziato la riorganizzazione del patrimonio immobiliare per ridurre la spesa. Siamo stati costretti a farlo, considerando che le Province hanno subìto un taglio del 45% delle risorse».

Monica Bianconi