Giambattista Anastasio

MILANO, 29 gennaio 2014 - DALL’AMIANTO al legno. Dall’edilizia pesante e, si scoprirà poi, pure nociva, alla bioedilizia. È la sorte che attende alcune scuole di Milano. Il Comune ha infatti avviato e appena concluso un’indagine in tutte le nove zone della città per capire quali istituti necessitino di essere bonificati dall’amianto, in quale misura e con quale urgenza. Il verdetto è stato tutt’altro che confortante: 80 elementari e medie su 130 hanno bisogno di essere risanate. Del resto, come si specifica nella relazione conclusiva dell’indagine, la maggior parte dei plessi scolastici è stata costruita tra gli anni Sessanta e Settanta, durante il «boom demografico». E la cementificazione accelerata ha fatto sì che si badasse poco alla qualità dei materiali. Si pensi che ancora a oggi a Milano 27 scuole sono ospitate in prefabbricati che avrebbero dovuto restare in piedi 30 massimo 40 anni. Un bel grattacapo, l’amianto nelle scuole, per l’amministrazione comunale, soprattutto se si considerano le ristrettezze economiche in cui si dibattono tutte le municipalità.

PER ELIMINARE del tutto la sostanza nociva dalla città servirebbero, come riportato in quel libro dei sogni che è ogni Piano triennale delle opere pubbliche, 660 milioni di euro, cifra monstre. Che fare, quindi? Palazzo Marino ha scelto di procedere per gradi. Una via obbligata. Sedici le scuole in cui la Giunta di piazza Scala ha già programmato e avviato interventi di bonifica, poggiando su risorse proprie, un piano da 34 milioni di euro. Diciotto le scuole, tra elementari e medie, che saranno invece risanate con i fondi messi a disposizione dal Decreto del Fare: 450 i milioni stanziati dal Governo, al capoluogo lombardo dovrebbero toccarne 10. Quindi, altri 19 istituti in cui sono stati intrapresi i sopralluoghi per capire come smaltire l’amianto. Ci sono, infine, gli edifici scolastici per i quali l’indagine ha evidenziato la necessità di agire con urgenza: 20 quelli per i quali non c’è altra soluzione che la demolizione e la ricostruzione, 7 quelli per i quali è sufficiente una demolizione e una ricostruzione parziale. Si tratta, in particolare, delle scuole ospitate in prefabbricati.
La spesa indicata nel dossier oscilla tra i 169 e i 202 milioni di euro. Ed è allora che si è fatta strada l’idea di ricorrere al legno, alla bioedilizia. Carmela Rozza, assessore comunale ai Lavori pubblici, prevede di chiudere l’accordo con Federlegno entro la prima metà di febbraio: solo questione di settimane, a quanto pare, poi la seconda vita in bioedilizia delle scuole più svantaggiate tra quelle milanesi, potrà iniziare. Legittima la domanda? Possibile costruire scuole in legno considerata la severità delle normativa anti-incendio in vigore nel nostro Paese anche sulla scorta delle disposizioni dell’Unione Europea?

LA RISPOSTA è affermativa. Il legno, opportunamente trattato, sarebbe addirittura più resistente alle fiamme di qualsiasi altro materiale. Ci perdonino gli addetti ai lavori, ma il punto è che i tempi di collasso e di cedimento al fuoco del legno trattato secondo i canoni della bioedilizia sarebbero nettamente migliori di quelli vantati dai materiali da sempre in voga per l’edilizia pubblica. Ci sono poi altri fattori che fanno pendere l’ago della bilancia dalla parte dell’inedita soluzione costruttiva: i costi e i tempi dei lavori. Se si ricorre al legno, si risparmia. E la fase della ricostruzione delle scuole interessate potrebbe durare solo 8 mesi. Un fattore, quello della tempistica, che, va detto, l’attuale Giunta non può non considerare, visto che Milano andrà al voto solo tra due anni e mezzo.