CdV, 18 gennaio 2014  - Sono stati 260 nel 2011 e 124 nel 2012 i preti ridotti allo stato laicale (su loro richiesta o perché obbligati a farlo dalla Santa Sede) perché colpevoli di abusi sessuali. Questo dato è il risultato della nuove norme introdotte nel 2010 da Benedetto XVI. Le cifre sono contenute nel volume “Attività della Santa Sede 2012”, che riporta anche le attività dell’Ufficio disciplinare della Congregazione per la dottrina della Fede.

Il direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi, ha confermato la validità di questi dati, dopo un primo commento che faceva riferimento all’ipotesi che la cifra di “circa 400” riguardasse un solo anno.

Papa Ratzinger ha anche dimissionato - nel suo Pontificato - un’ottantina di vescovi: una media di uno ogni 36 giorni, cioè dieci all’anno. Una minoranza minima tra questi è quella dei vescovi che hanno lasciato per malattia.

La maggior parte è stata allontanata per non aver compiuto il loro dovere proprio nel caso degli abusi sessuali (sopratutto in Irlanda, Stati Uniti e Australia) o per una cattiva amministrazione economica (questo è accaduto in particolare in Italia, in Slovenia e in Croazia) oppure per difficoltà dottrinali e aperta ribellione verso la Santa Sede.

Papa Francesco ha promesso di voler continuare sulla stessa linea del predecessore: già lo scorso aprile ricevendo in udienza il prefetto della CDF, Gerhard Ludwig Muller ha riconosciuto la strenua lotta di Benedetto XVI contro la pedofilia nella Chiesa, omaggio poi ripetuto più volte e anche nel recente incontro con i superiori generali.

“Il Santo Padre - afferma una nota della Sala Stampa relativa al primo incontro con Muller - ha raccomandato in particolar modo che la Congregazione, continuando nella linea voluta da Benedetto XVI, agisca con decisione per quanto riguarda i casi di abusi sessuali...”.