Ancona, 18 dicembre 2013 - EDIFICI pubblici di grande valore che restano inutilizzati, deserti, con gli enti locali a farsi la guerra nel groviglio di una trincea urbanistica di veti e controveti per cui alla fine la destinazione d’uso è il nulla ed il valore dell’immobile è zero.
Prendiamo il caso più emblematico: il palazzone che fino a qualche anno fa ospitava la sede della Provincia di Ancona. Per metterlo in sicurezza (era pieno zeppo di amianto) sono stati spesi sei milioni di euro. Un lavorone delicato e lungo, i dipendenti spostati in periferia, i costi dell’affitto per la nuova sede, un cantiere piazzato per anni nel cuore della città, proprio dentro la spina dei corsi. Purtroppo una fatica inutile dal momento che una volta finito, sono ritornate fuori le originali strutture di acciaio tutte ridipinte di rosso con una suggestiva impressione post industriale, l’edificio giace inutilizzato e gravato dal peso di scelte immobiliari fuori tempo ed incerto dialogo tra enti locali.

EPPURE l’allora presidente della Provincia Patrizia Casagrande l’aveva pensata giusta. Si era ancora nella bella e indimenticata epoca delle ipervalutazioni immobiliari e quindi spendere sei milioni per il palazzone e portare via l’amianto poteva essere un affare. Sette piani, uno interrato per il parcheggio, a terra una galleria di negozi, bastava fare un progetto, prendere una decisione ed il portafoglio dell’ente pubblico ci avrebbe guadagnato. Peccato però che la Casagrande da anni non trovi interlocutori per i suoi buoni propositi. Comprensibile che non ne trovi tra i privati travolti dalla crisi del mattone ma incredibile che non escano fuori dagli enti locali sempre affamati di spazi e soprattutto dal Comune di Ancona che si era visto riconsegnare un immobile strategico nel cuore della città. Ma per anni il Comune è stato praticamente ingovernato, ultimi sussulti dell’agonia del Pd locale. Ma intanto non si sono prese decisioni sul futuro di Ancona e nemmeno sul palazzone rosso che poteva ospitare di nuovo la Provincia o altri uffici amministrativi o addirittura fare spazio all’Università. Il palazzone che nessuno vuole finisce all’asta me resta invenduto. Asta deserta nel 2012 quando il valore era di 11 milioni ed ancora nessun acquirente per 10 milioni.

A CACCIA di soldi nonostante il dibattito sul futuro delle province e comunque convinta di chiudere la partita, il commissario Casagrande prova a fare un pacchetto di immobili per solleticare gli appetiti del mercato e costringere gli altri enti locali a prendere delle decisioni. Nel pacchetto oltre al Palazzone di Ancona ci finisce dentro anche l’Hotel Marche di Senigallia.

LA CITTÀ è una perla del turismo italiano, terra di cuochi famosi e palcoscenico per festival estivi seguiti da migliaia di giovani. In pratica se l’affare del mattone è in crisi ovunque a Senigallia no. L’Hotel Marche sorge in posizione spettacolare, sul lungomare, davanti al porto, con vista e parcheggi retrostanti. Anche qui c’è un Comune che mette veti, che inchioda il privato a destinazioni d’uso fuori mercato, che non agevola. Risultato? La Provincia ha provato a ricavarci 7 milioni ma l’asta è andata deserta, nemmeno a sei e mezzo è uscito fuori qualcuno. Ora sembra che la nuova amministrazione sia un poco più elastica e si è aperta una trattativa privata.