Bruno Ruggiero

Rpma, 4 novembre 2013 - CARCERI costruite e mai utilizzate. Spesso neppure riciclate a dovere. Oppure semplicemente incompiute. La mappa degli sprechi che hanno dell’incredibile, nell’edilizia con le sbarre alle finestre, è ben illustrata dall’inchiesta a puntate pubblicata sul nostro giornale a partire dal 26 ottobre scorso. Da Piacenza a Codigoro (Ferrara), da Rovigo a Mantova. E altre segnalazioni in arrivo dai lettori riserveranno nuove sorprese. Ma, come sottolineano anche i sindacati della Polizia penitenziaria, in tutta Italia sono 4 i penitenziari costruiti e abbandonati per le più diverse ragioni e 90 le Case mandamentali (destinate alla cosiddetta detenzione attenuata) rimaste deserte per sopravvenuta «anti-economicità»: pochi detenuti, pochi agenti e il resto è storia.

IL TUTTO mentre la ministra Anna Maria Cancellieri, che ha ereditato dalla collega Paola Severino l’incombenza di spiegare all’Europa anche questo aspetto dell’anomalia italiana, tra oggi e domani deve presentare a Strasburgo l’ennesimo Piano contro il sovraffollamento delle carceri e dare assicurazioni sul rispetto della scadenza del maggio 2014 dettata dalla Corte europea dei diritti umani per porre rimedio alle condizioni di vita «degradanti» dei detenuti.

L’ITALIA è seconda solo alla Russia per numero di ricorsi pendenti. Per il Bel Paese oltre la metà dei 14.550 appelli all’Europa riguarda un unico problema, quello del ritardo nei risarcimenti dovuti, in base alla legge Pinto, a chi è stato vittima di un processo durato troppo a lungo. La Corte di Strasburgo ha inoltre già cominciato l’esame di 730 ricorsi ricevuti dai detenuti delle carceri italiane che si lamentano delle condizioni cui sono sottoposti a causa del sovraffollamento (17mila presenze in più rispetto alla capienza).

MA LA CORTE fa anche sapere di aver ricevuto, dopo la sentenza Torreggiani della primavera scorsa con cui l’Italia è stata condannata a una multa «simbolica» di 100mila euro, circa altri 2.500 ricorsi scritti in cella. Che nei prossimi 6 mesi potrebbero far salire il costo delle sanzioni a qualche decina di milioni di euro.
A parte gli interventi «deflattivi» già adottati con il decreto «svuotacarceri» (messo a punto dal Guardasigilli Severino per ridurre i nuovi ingressi e definitivamente approvato dal Senato l’8 agosto scorso), il nuovo Piano che la Cancellieri ha sottoposto all’esame preventivo del Quirinale riprende per alcuni aspetti quello varato dall’ex ministro Alfano nel 2010 e «forte» dello stanziamento di 468 milioni di euro. Di questi fondi, 310 milioni sono destinati alla copertura di 39 appalti per la costruzione di nuove carceri e nuovi padiglioni all’interno di quelli esistenti, nonché per le ristrutturazioni meno onerose. Con l’obiettivo di realizzare 12mila posti letto in più entro il 2016.

TENENDO conto che un terzo di questi posti, circa 4.400, in realtà potrebbe essere disponibile già alla fine di quest’anno, con la piena operatività delle 4 nuove carceri costruite tra la Sardegna (dove già si levano le proteste contro la «Cayenna di Stato») e la Calabria, il padiglione supplementare a Catanzaro e le altre strutture giunte al taglio del nastro a Biella (200 posti), Pavia (300), Ariano Irpino (300).
Se questa tabella di marcia verrà rispettata, nel sistema carcerario italiano fra tre anni mancheranno all’appello 10mila posti letto per raggiungere lo standard raccomandato dall’Europa. «L’idea è di realizzare strutture leggere, più ‘aperte’ e più semplici da costruire», dichiarò nel giugno scorso la ministra Cancellieri. Purché i soldi spesi non siano altrettanto leggeri.