Roma, 22 ottobre 2013 - Il “depistaggio” delle indagini sul disastro aereo di Ustica deve considerarsi “definitivamente accertato” e per questo serve il nuovo processo civile per valutare la responsabilità dei ministeri della Difesa e dei Trasporti nel fallimento della compagnia aerea Itavia.

Lo ha deciso la Cassazione dando ragione al ricorso degli eredi della proprieta’ dell’Itavia. Con una nuova sentenza della Terza sezione civile depositata oggi, lgli ermellini tornano a occuparsi di Ustica e lo fanno accogliendo il ricorso di Luisa Davanzali, erede di Aldo, patron della compagnia aerea Itavia fallita sei mesi dopo il disastro. Ai Davanzali la Corte di appello di Roma aveva sbarrato la strada alla richiesta di risarcimento danni allo Stato, nonostante i depistaggi.

Per la Cassazione il verdetto d’appello “erra” ad escludere “l’eventuale efficacia di quella attivita’ di depistaggio” e l’effetto sul dissesto.

La tesi “del missile sparato da aereo ignoto”, quale causa dell’abbattimento del DC9 Itavia caduto al largo di Ustica il 27 giugno 1980, risulta “oramai consacrata” anche “nella giurisprudenza” della Cassazione, sottolinea la stessa Suprema corte accogliendo il ricorso dell’erede del patron della compagnia area Itavia.