Roma, 16 marzo 2013 - Giorgio Napolitano spiega in una nota diffusa dal Quirinale il 'no' a Monti annunciato ieri sera sull'ipotesi di presidenza del premier al Senato. “È importante che in sede europea, e nell’esercizio di ogni iniziativa possibile e necessaria specie per l’economia e l’occupazione, il governo conservi la guida autorevole di Mario Monti fino all’insediamento del nuovo governo, per la cui formazione inizierò le consultazioni di rito mercoledì 20”.

“L’abbandono in questo momento da parte del presidente Monti della guida del governo - spiega Napolitano - genererebbe inoltre problemi istituzionali senza precedenti e di difficile soluzione. Apprezzo pertanto il senso di responsabilità e spirito di sacrificio con cui egli portera’ a completamento la missione di governo assunta nel novembre 2011”.
 

E ancora: “Mi auguro che sia possibile giungere oggi all’elezione dei Presidenti della Camera e del Senato, e successivamente all’attribuzione di tutti gli incarichi istituzionali, in un clima di condivisione della responsabilità di favorire - dopo le elezioni del 24 febbraio e sulla base dei risultati che ne sono scaturiti - l’avvio di una costruttiva dialettica democratica e di una feconda attività parlamentare.
Oggi si pone comunque il primo punto fermo della nuova legislatura, nell’interesse generale del paese; così come resta un punto fermo - in una situazione che vede l’Italia esposta a serie incognite e urgenze - l’impegno del governo dimissionario rimasto in carica e in funzione sia pure con poteri limitati”.

 

PRESIDENZA DEL SENATO, IL 'NO' DI MONTI AL PREMIER - L’idea era di sbloccare la situazione, offrire la sua “figura di garanzia” per far almeno partire la legislatura, e a quel punto poi provare a ragionare sulla nascita di un governo. Ma il tentativo di Mario Monti, proporsi come presidente del Senato, si scontra con il no di Giorgio Napolitano, con il veto del Pd, con la freddezza del Pdl. Con in primis il capo dello Stato convinto - riferiscono fonti di palazzo Chigi - che la presenza del Professore sia fondamentale per garantire stabilità all’Italia agli occhi dei mercati.

La ‘giocata’ era stata preparata fin da giovedì sera, con colloqui a 360 gradi, anche con esponenti del Pd (pare sia Massimo D’Alema che il bersaniano di ferro Maurizio Migliavacca). Le prime indiscrezioni erano circolate all’ora di pranzo in Senato, quando il tentativo sembrava potesse andare a buon fine (“C’era un sostanziale accordo”, assicura un esponente di Scelta Civica) e dopo i primi lanci di agenzia, esce allo scoperto il coordinatore della lista montiana Andrea Olivero: non una “ambizione personale” ma una “disponibilità” al fine di “sbloccare la situazione” e favorire “la nascita di un governo di larghe intese con il dialogo tra Pd e Pdl”.

Questo il senso della mossa di Monti. Ma a quel punto già riecheggiavano i dubbi di Napolitano, e si moltiplicavano le prese di distanza da parte degli altri interlocutori, a cominciare dal Pd. E iniziavano a emergere anche le perplessità dell’area centrista dell’aggregato montiano, che vedevano al contrario nella autocandidatura del Professore la voglia di giocare un ruolo personale: “Si è reso conto che gestire un movimento, tanto più se composto da così tante anime diverse, non è proprio il massimo... E allora si sta giocando l’unica partita possibile, quella personale”.

Sia come sia, anche se il tentativo di Monti avesse avuto una possibilità di successo, è stato il colloquio al Quirinale a far calare il sipario: troppo importante per la credibilità dell’Italia - sarebbe stato il ragionamento del Capo dello Stato secondo quanto riferito dalle stesse fonti - che Monti resti alla guida del governo, seppure solo per gli affari correnti, per tranquillizzare i mercati e le cancellerie internazionali, e un figura come quella di Monti sarebbe insostituibile in questa ottica. Un ragionamento accolto da Mario Monti, che però avrebbe provato a convincere il Presidente, ritenendo che il suo mandato al governo sia sostanzialmente concluso e che anche i mercati possano “attendere” più serenamente di quanto si pensi che la complessa situazione italiana trovi un soluzione.

E la soluzione poteva passare proprio per questa mossa, è ancora la convinzione del Professore: “Sarebbe stato comunque un primo passo per sbloccare lo stallo, avrebbe comunque creato un cambio di clima”, spiegano ancora le fonti di governo, tenendo presente che la ‘proposta’ di Monti “non era un ‘o tutto o niente’, non passava per un accordo generale e dunque non era detto potesse portare con certezza alla creazione di un governo”. Ma appunto, “sarebbe stato un primo passo”. Ora bisogna trovare un’altra strada, e già ieri sera il Professore ha riunito i suoi per fare il punto sulle presidenze delle Camere. Con un’altra ipotesi che continua a girare, ovvero che la Camera da assegnare a Scelta Civica, comunque intenzionata a giocare un ruolo, possa essere Montecitorio. Si fanno i nomi di Lorenzo Dellai, sul quale però non tutti sarebbero convinti, oppure del ministro della Salute Renato Balduzzi.