Città del Vaticano, 14 dicembre 2012 - La cancellazione del valore della famiglia attraverso leggi che equiparino le unioni gay al tradizionale matrimonio uomo-donna rappresenta un attentato alla pace. Ne è convinto Benedetto XVI per il quale "il riconoscimento dell’imprescindibile legge morale naturale scritta da Dio nella coscienza di ogni uomo", e dunque "lo smantellamento della dittatura del relativismo", rappresentano oggi una irrinunciabile "precondizione della pace". "Nessuno - scrive nel Messaggio per la prossima Giornata Mondiale della Pace - può ignorare o sottovalutare il ruolo decisivo della famiglia, cellula base della società dal punto di vista demografico, etico, pedagogico, economico e politico".

Così papa Benedetto XVI in un passaggio del suo messaggio per la Giornata mondiale della pace 2013. Per il Santo Padre quando questi principi vengono "negati o mal compresi" si realizza "un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace".

"Desidero ribadire con forza che i molteplici operatori di pace sono chiamati a coltivare la passione per il bene comune della famiglia e per la giustizia sociale, nonché l’impegno di una valida educazione sociale", scrive il Papa ricordando che la famiglia fondata sul matrimonio uomo-donna "ha una naturale vocazione a promuovere la vita: accompagna le persone nella loro crescita e le sollecita al mutuo potenziamento mediante la cura vicendevole".

Secondo Papa Ratzinger, dunque, "la struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale".

"Questi principi - ricorda Benedetto XVI - non sono verità di fede, né sono solo una derivazione del diritto alla libertà religiosa. Essi sono inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l’umanità". Per questo, spiega nel Messaggio che sarà consegnato da nunzi apostolici a tutti i Capi di Stato, "l’azione della Chiesa nel promuoverli non ha carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa". "Tale azione - rileva - è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi, perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace".

Per il Pontefice, inoltre, la famiglia cristiana reca in sé il germinale progetto dell’educazione delle persone secondo la misura dell’amore divino". "La famiglia - osserva - è uno dei soggetti sociali indispensabili nella realizzazione di una cultura della pace". Se vogliamo la pace, quindi, dobbiamo "tutelare il diritto dei genitori e il loro ruolo primario nell’educazione dei figli, in primo luogo nell’ambito morale e religioso", non dimenticando mai che "nella famiglia nascono e crescono gli operatori di pace, i futuri promotori di una cultura della vita e dell’amore".

"In questo immenso compito di educazione alla pace - conclude infine il Messaggio papale - sono coinvolte in particolare le comunità religiose". Attraverso le scuole cattoliche e tutte le iniziative educative che promuove "la Chiesa - infatti - si sente partecipe di una così grande responsabilità attraverso la nuova evangelizzazione, che ha come suoi cardini la conversione alla verità e all’amore di Cristo e, di conseguenza, la rinascita spirituale e morale delle persone e delle società. L’incontro con Gesù Cristo plasma gli operatori di pace impegnandoli alla comunione e al superamento dell’ingiustizia".

TRA I DIRITTI MINACCIATI IL PRINCIPALE E' IL LAVORO  - "Tra i diritti e i doveri sociali oggi maggiormente minacciati vi è il diritto al lavoro". Lo afferma il Papa ribadendo che "sempre più il lavoro e il giusto riconoscimento dello statuto giuridico dei lavoratori non vengono adeguatamente valorizzati, perché lo sviluppo economico dipenderebbe soprattutto dalla piena libertà dei mercati".

"Il lavoro - denuncia Bendetto XVI - viene considerato così una variabile dipendente dei meccanismi economici e finanziari". "A tale proposito - scrive - ribadisco che la dignità dell’uomo, nonché le ragioni economiche, sociali e politiche, esigono che si continui a perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tutti".

"In vista della realizzazione di questo ambizioso obiettivo è precondizione - si legge nel testo  - una rinnovata considerazione del lavoro, basata su principi etici e valori spirituali, che ne irrobustisca la concezione come bene fondamentale per la persona, la famiglia, la società". Secondo il Papa, "a un tale bene corrispondono un dovere e un diritto che esigono coraggiose e nuove politiche del lavoro per tutti".

"Da più parti - osserva Joseph Ratzinger - viene riconosciuto che oggi è necessario un nuovo modello di sviluppo, come anche un nuovo sguardo sull’economia. Sia uno sviluppo integrale, solidale e sostenibile, sia il bene comune esigono una corretta scala di beni-valori, che è possibile strutturare avendo Dio come riferimento ultimo. Non è sufficiente avere a disposizione molti mezzi e molte opportunità di scelta, pur apprezzabili". In ogni caso, ribadisce il Messaggio papale, "tanto i molteplici beni funzionali allo sviluppo, quanto le opportunità di scelta devono essere usati secondo la prospettiva di una vita buona, di una condotta retta che riconosca il primato della dimensione spirituale e l’appello alla realizzazione del bene comune". In caso contrario, "essi perdono la loro giusta valenza, finendo per assurgere a nuovi idoli".

"Nell’ambito economico - ricorda infine il Papa teologo -sono richieste, specialmente da parte degli Stati, politiche di sviluppo industriale ed agricolo che abbiano cura del progresso sociale e dell’universalizzazione di uno Stato di diritto e democratico".

"Per uscire dall’attuale crisi finanziaria ed economica, che ha per effetto una crescita delle disuguaglianze, sono necessarie persone, gruppi, istituzioni che promuovano la vita". Il Papa esorta nel testo a favorire "la creatività umana per trarre, perfino dalla crisi, un’occasione di discernimento e di un nuovo modello economico". "Quello prevalso negli ultimi decenni - denuncia - postulava la ricerca della massimizzazione del profitto e del consumo".

"Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita". Lo scrive Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace. Il testo afferma che "ogni lesione alla vita, specie nella sua origine, provoca inevitabilmente danni irreparabili allo sviluppo, alla pace, all’ambiente". "Nemmeno è giusto - denuncia Joseph Ratzinger - codificare in maniera subdola falsi diritti o arbitrii, che, basati su una visione riduttiva e relativistica dell’essere umano e sull’abile utilizzo di espressioni ambigue, volte a favorire un preteso diritto all’aborto e all’eutanasia, minacciano il diritto fondamentale alla vita".