Bari, 18 settembre 2012 - Il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante ha consegnato, a Palazzo di Giustizia, al procuratore aggiunto Pietro Argentino, il piano che l’azienda intende attuare nello stabilimento siderurgico di Taranto perla messa in sicurezza degli impianti, risanarli e ridurre le emissioni inquinanti. E’ da ricordare che il procuratore Franco Sebastio non è a Taranto perché impegnato nell’audizione nella Commissione parlamentare di indagine sul ciclo dei rifiuti.

PRESENTATA ISTANZA PER TENERE IN FUNZIONE IMPIANTI - L’azienda siderurgica Ilva di Taranto, a quanto si apprende da fonti inquirenti, ha presentato stamane un’istanza in Procura in cui sostanzialmente si chiede, nelle more dell’attuazione del piano di investimenti, di poter continuare a tenere funzionanti gli impianti sequestrati anche se a ritmo ridotto rispetto alla situazione attuale per continuare a produrre acciaio al fine di non interrompere la presenza sul mercato. Ora i pm che si occupano dell’inchiesta sul presunto inquinamento ambientale esamineranno la proposta del presidente della società Bruno Ferrante. L’istanza è stata allegata al piano di investimenti, consegnato pure stamane, e all’obiettivo di salvaguardare la funzionalità degli stessi impianti.

CANCELLIERI: SE CHIUDE L'ILVA CHIUDE MEZZO PAESE - "Non posso pensare che l’Ilva chiuda perché chiuderebbe metà paese. Non posso concepire che si perdano 20.00 posti di lavoro per affrontare un tema che si conosce da 20 anni". Così il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, nel suo intervento al convegno su ‘sicurezza e terrorismo’ in corso presso la Prefettura di Genova. “Il problema dell’Ilva - ha aggiunto la titolare del Viminale - va affrontato con impegno ma garantendo il lavoro, perché altrimenti perderemmo non solo Genova ma l’industria italiana. Il prezzo da pagare - ha concluso il ministro Cancellieri - sarebbe drammatico. Dobbiamo impegnarci tutti".

CLINI: L'ILVA NON CHIUDE, SI VA VERSO IL RISANAMENTO - "Non è vero che l’Ilva di Taranto chiude, non siamo di fronte alla sua chiusura ma ad un altro passaggio del suo risanamento". Lo ha detto il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, intervenuto oggi al ministero della Salute a Roma alla presentazione del progetto Sentieri riguardante l’impatto sulla salute dei siti contaminati. "I custodi giudiziari - ricorda Clini - hanno depositato una direttiva per il risanamento dell’Ilva di Taranto e non per la sua chiusura. Si tratta di direttive che coincidono con quelle che stiamo dando noi nella procedura di autorizzazione integrata ambientale".

I TEMPI DEL RISANAMENTO - "Tre o quattro anni" per risanare l’Ilva. E’ quanto calcola approssimativamente il ministro dell’Ambiente. "Dovendo realizzare questi interventi di risanamento in un contesto produttivo che comunque è attivo, ci vorrà un po' di tempo", ha detto Clini, parlando con i giornalisti a Firenze. "D’altra parte c’è anche il rischio che se l’impianto dovesse essere completamente fermato, Ilva potrebbe rimanere fuori mercato, per un periodo di tempo troppo lungo per poter sostenere quegli investimenti necessari per il risanamento. In ogni caso - ha sottolineato Clini - è stimabile che ci vogliano tre o quattro anni pieni per completare tutti gli interventi. Sono interventi imponenti che devono cambiare la pelle e il cuore del sistema industriale di Taranto".

IL PM RIMANDA AL GIP - "Allo stato attuale il provvedimento di sequestro preventivo esclude qualsiasi facoltà d’uso ed è questo il provvedimento che noi dobbiamo fare eseguire. Su qualsiasi proposta dell’azienda tendente a ottenerne la modifica, sarebbe chiamato a decidere il gip". Lo ha detto il procuratore capo di Taranto, Franco Sebastio, davanti alla commissione sulle ecomafie proprio nel giorno in cui il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, ha presentato il piano dell’azienda.