Roma, 10 settembre 2012 - L'autunno caldo piomba in anticipo sulla Capitale con la nuvola di rabbia e rivendicazione degli operai sardi dell'Alcoa, nel cui stabilimento di Portovesme proprio oggi - secondo fonti sindacali - sono cominciate le procedure di spegnimento. Ottocento posti di lavoro nel settore strategico dell'alluminio che rischiano di andare in fumo.

TUTTI MOBILITATI - La lunga marcia dei circa 500 lavoratori sardi, partiti ieri pomeriggio dall'isola, per manifestare tutta la loro preoccupazione in occasione dei vertice al ministero dello Sviluppo economico, ha ben presto assunto le vibrazioni di scontri dolorosi e antichi. Con gli operai pronti a tutto per difendere il proprio posto di lavoro, le forze dell'ordine a cercare di tamponare l'onda d'urto, sindacalisti e rappresentanti territoriali a trattare il trattabile registrando l'apertura della Klesch, acquirente sino ad oggi solo potenziale e al prezzo di una scontata cura dimagrante. Nel corteo anche i tre operai asserragliatisi per alcuni giorni sul silos dello stabilimento di Portovesme e diventati, loro malgrado, simbolo della protesta.

BILANCIO PESANTE - Bombe carta, 'mele esplosive', scontri, 20 feriti lievi in larga parte tra le forze dell'ordine e la tentata aggressione al responsabile economico del Pd Stefano Fassina giunto al dicastero di via Veneto per solidarietà nei confronti dei lavoratori costituiscono il bilancio iniziale della giornata. Fassina stava rispondendo ai giornalisti, quando è stato bersagliato di insulti e proteste. "Ci avete venduti" e "Andate a lavorare", sono state le frasi che i lavoratori gli hanno urlato contro.

"PD COI LAVORATORI" - "E' un momento difficile, quindi è comprensibile che si arrivi a momenti così concitati" ha minimizzato Fassina (col quale hanno solidarizzato molti esponenti del Pd) ai microfoni di TgCom24: "Mi dicono che chi ha preso la guida di quell'offensiva non fa parte dell'azienda - ha spiega il respondabile economico dei democratici - ed è stato segnalato alle forze dell'ordine. Il nostro rapporto coi lavoratori è antico, non enfatizzerei questo punto".

LA TRATTATIVA -  Per il Governo al tavolo il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti e il vice ministro al Welfare, Michel Martone. Folta la delegazione sindacale, oltre trenta membri, tra i quali dirigenti nazionali dei metalmeccanici e i responsabili delle Rsu. E' poi presente un'ampia delegazione degli Enti locali, guidata dal presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci. Alla testa del corteo anche una delegazione di sindaci della provincia del Sulcis.

"FORNERO AL CIMITERO" -  Da Torino il ministro del Lavoro Elsa Fornero prova a ricondurre la vicenda su un piano squisitamente industriale: "Non ci preoccupa la manifestazione. Ci preoccupa tutto il problema dell'Alcoa". "Noi - ha ribadito - siamo vicini ai lavoratori e ci sentiamo di spiegare loro lo sforzo che il governo sta facendo. Questo - ha aggiunto il ministro - è uno sforzo per cercare di tenere in piedi quei posti di lavoro, che devono essere, però, sostenibili economicamente". Per nulla sintonica la risposta dei manifestanti che hanno intonato il consueto: "La Fornero al cimitero".

SINDACATI CAMPO - Anche tra i leader sindacali, che da tempo denunciano la sistematica rinuncia del Paese a una seria politica industriale, l'ottimismo sembra fuori produzione. Per il segretario della Cisl Raffaele Bonanni la vertenza Alcoa esprime una valenza regionale: "Una situazione così difficile va risolta perché non siamo disposti a desertificare un territorio già così povero". "Bisogna praticare prezzi più bassi - ha aggiunto - e rassicurare l'Europa con un progetto di energia pulita".

"PIU' STATO" - Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ribadisce la necessità di ''un intervento pubblico immediato da parte del governo per riunificare le tante vertenze aperte nel Paese, a cominciare da Alcoa, e trovare soluzioni di tutela delle attività produttive accompagnandole fuori dalla crisi''.

"POLITICHE CONCRETE" - Secondo il presidente di Sel, Nichi Vendola, "la vicenda Alcoa e il dramma che stanno vivendo da troppo tempo centinaia di lavoratori e le loro famiglie è la cartina di tornasole dell'incapacità che ha avuto la politica del centrodestra in questi anni, e anche l'attuale governo, nel porre in atto politiche concrete di sviluppo e per il lavoro".

PAUSA TECNICA - Il sottosegretario Claudio De Vincenti, intanto, alle 14.30 ha fermato il tavolo per un'ora  per parlare separatamente con Alcoa. L'Alcoa, stamattina, nel corso del tavolo, avrebbe infatti confermato di voler procedere allo spegnimento degli impianti seppur con modalità tecniche e funzionali finalizzate ad un successivo rifunzionamento.

TENSIONE VERA - Facce digrignanti, urla e gesti di rabbia. La disperazione dei lavoratori sardi, dai ventenni ai meno giovani, in alcuni momenti esplode come una furia. Una guerra di nervi a cui gli operai di Portovesme sono abituati, con il tam-tam ipnotico e assordante dei tamburi, le trombe e i caschi sbattuti dagli operai in terra e contro le saracinesche di negozi chiusi, razzi lanciati in aria in segno di 'allarme', fumogeni. E un innumerevole quantità di bombe carta. E di 'mele esplosive', costruite conficcando il petardo acceso nel frutto per poi farlo rotolare ed esplodere. I pezzi di mela colpiscono anche giornalisti e uomini delle forze dell'ordine presenti sul posto.

ALTA TENSIONE - Così davanti al Mise la tensione resta altissima per tutto il pomeriggio e fin dopo il tramonto i lavoratori continuano incessantemente a lanciare verso il ministero ed in strada petardi, bombe carta, anche due razzi. Compaiono anche piccole lamine di alluminio. ''Sono le armi con cui difendiamo il posto di lavoro'', dicono. Prima le hanno disposte davanti al ministero, piccole lamine tondeggianti, quasi a farne un tappeto. ''Volevamo far vedere cos'è il nostro lavoro - dice un operaio -, cosa difendiamo, l'anima di tanti giorni, mesi, anni di fatica. Una fatica che amiamo e che ora rischiamo di perdere''.

PRODUZIONI D'ECCELLENZA - Su ogni mini lamina è infatti incisa una cifra che indica la colata, una specie di codice genetico del materiale che indica il tipo di composizione e la quantità dei composti. ''Questi 'provini' (così si chiamano tecnicamente, ndr) ci rappresentano - aggiungono gli operai Alcoa -: siamo noi e ciò che difendiamo''. Durante gli scontri e le cariche le mini lamine sono poi diventate anche un'arma occasionale alternativa a bottiglie e petardi.

'PASSERA DOVE SEI?' - "Noi da qui non ci muoviamo. Questo è niente". Un operaio Alcoa scandisce queste parole al megafono e subito i manifestanti ricominciano a sbattere i caschetti da lavoro per terra. "E' una vergogna- spiega un altro manifestante -: Passera non si è neanche degnato di venire all'incontro".

OPERAIO IN MUTANDE - Sdraiati sull'asfalto e dopo aver gridato slogan contro il premier Mario Monti, i manifestanti si sono rialzati ma uno di loro si è denudato restando in mutande, rendendo così evidente la condizione in cui si troverebbero gli operai di Portovesme se l'Alcoa chiudesse.

FERRARI SOLIDALE - Ai manifestanti è arrivata la solidarietà - forse inattesa - del presidente del Ferrari Club Italia, Vincenzo Gibiino, che dal negozio Ferrari di via Tomacelli dove stava presentando 'Made in Italy - Tribute to Pininfarina', l'evento che mercoledì portera' 16 modelli della Ferrari in esposizione lungo via Condotti, ha spiegato: "E' giusto che ci sia attenzione a quello che sta succedendo oggi a Roma. Anche l'Alcoa è un'eccellenza italiana. Ricordiamo che anche la Ferrari è fatta di alluminio ed è una grande committente di questa azienda. L'Alcoa deve rimanere in Italia e non deve chiudere, perché altrimenti si disperderebbe un patrimonio umano e di esperienza immenso. Perché i macchinari si rifanno, ma è la manodopera che si perde". Per questo, ha concluso Gibiino, "porgo un augurio all'Alcoa e soprattutto ai lavoratori".

"NAZIONALIZZIAMO" - Più drastico il leader del Partito comunista dei lavoratori (Pcl), Marco Ferrando: "Solo la nazionalizzazione dell'Alcoa, senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori, può salvare il posto di lavoro degli operai. Alcoa ha sfruttato per molto tempo le risorse pubbliche a vantaggio del proprio profitto privato. Il suo esproprio senza indennizzo è solo la restituzione del maltolto. Non vi sono altre 'soluzioni' per la difesa dei posti di lavoro. Che non può essere negoziata o svenduta''.

ANNUNCIO DEL MINISTERO - La svolta (parziale) a metà pomeriggio quando il sottosegretario allo Sviluppo, Claudio De Vincenti, confermato ai sindacati che i gruppi Klesch e Glencore hanno formalmente avanzato una manifestazione di interesse per rilevare l'impianto di Portovesme e le sue attività. Ma dopo oltre otto ore dall'inizio della manifestazione, i 500 operai sardi mantengono il presidio.

LA REAZIONE - E in serata torna a manifestarsi anche il ministro titolare del Mise, Corrado Passera, con parole all'ottimismo e alla voglia del governo di mettersi in gioco. A proposito del destino dell'Alcoa di Portovesme, Passera afferma di "non aver mai pensato che fosse un caso impossibile". Secondo quanto riferiscono fonti sindacali presenti al tavolo al ministero, Passera avrebbe garantito che si impegnerà a "trovare una soluzione", perché "questo è uno dei casi più difficili che abbiamo. Il mio impegno personale non è mai mancato e non mancherà fino a quando sarò ministro". Poi ha calato il carico: "Mi impegnerò a trovare una soluzione per questo pezzo importante ma dobbiamo lavorare tutti in parallelo sul piano Sulcis. Faremo molta pressione sui due gruppi che hanno manifestato interesse ma lavorando anche, in parallelo, su tutto quello che può dare sviluppo al Sulcis".

PRIMA APERTURA - Attorno alle 21 il Mise comunica che Alcoa si impegna a rallentare il processo di chiusura dell'impianto di Portovesme. E' quanto emerge dal verbale di conclusione di una giornata tremenda che ha visto protagonisti ai diversi livelli, operai manifestanti, governo, sindacati, azienda ed enti locali che si è tenuto al ministero. Il verbale recita che "il processo di spegnimento delle celle già avviato procederà in modo più graduale di quanto originariamente programmato dalla società evitando consistenti blocchi giornalieri in precedenza previsti".

CASSA IN DEROGA -  Dal verbale emerge che la fonderia resterà operativa per tutto il mese di novembre e che, oltre a garantire la tenuta in efficienza di tutte le celle, verrà adottata, per un significativo numero di esse, una tecnica in grado di garantire l'immediata rimessa in marcia dello stabilimento della quale Alcoa si assume l'onere economico. Nel verbale si assicura infine che i lavoratori dell'indotto Alcoa avranno accesso alla cassa integrazione in deroga. 

MANIFESTAZIONI DI INTERESSE - "L'esecutivo - prosegue la nota del Mise -  prende positivamente atto delle manifestazioni di interesse pervenute finora" (quella del gruppo Klesch e quella del gruppo Glencore, ndr) e auspica che si arrivi "rapidamente ad una positiva conclusione". In questo quadro, governo e istituzioni territoriali svolgeranno - si legge ancora nel testo - un lavoro di "stimolo e sorveglianza costante, nelle forme più adeguate ed opportune". A partire da una convocazione  "a breve" delle multinazionali Klesch e Glencore, "per verificare lo stato di avanzamento della trattativa e fornire l'adeguata assistenza per il superamento di eventuali ostacoli e difficolta''. Medesimo impegno verrà profuso per eventuali nuove manifestazioni di interesse", conclude la nota. 

LA MOBILITAZIONE PROSEGUE - Alle 23 i lavoratori dell’Alcoa hanno deciso di smobilitare da via Molise, sede del Ministero dello Sviluppo economico, ma hanno fatto sapere che la mobilitazione proseguirà comunque in Sardegna. Gli operai hanno annunciato che "riorganizzeranno le forze" in vista di un probabile nuovo incontro con il governo entro la fine di settembre.