Roma, 23 aprile 2012 - Diciotto detenuti di Rebibbia, 17 uomini e una donna, cureranno 33 aree archeologiche di Roma. E’ il progetto Ras, recupero ambientale e sociale, che dopo due anni di sperimentazione in azione congiunta tra ministero della Giustizia e Comune di Roma ora giunge alla sua consacrazione ufficiale. Il progetto è stato presentato oggi, nel sito del Teatro Marcello a Roma, dal Guardasigilli {{WIKILINK}}Paola Severino{{/WIKILINK}}, e dal sindaco della capitale, {{WIKILINK}}Gianni Alemanno{{/WIKILINK}}.

Dopo aver seguito un corso di formazione in storia dell’arte, sicurezza del lavoro e giardinaggio, a partire da domani i 18 lavoreranno per un anno, cinque giorni a settimana per 4 ore al giorno, alla manutenzione di diverse zone archeologiche e verdi, 33 appunto, che spaziano dal centro alle periferie. La supervisione del loro lavoro èaffidata a 31 dipendenti della Sovraintendenza ai beni culturali romana e sei rappresentanti del dipartimento Ambiente del comune. 

I detenuti possono essere recuperati destinandoli a lavori socialmente utili: lo ha sostenuto il ministro della Giustizia Paola Severino, presentando a Roma, nell’area del Teatro di Marcello, un progetto avviato con i reclusi di Rebibbia che lavoreranno alla pulizia della zona archeologica. Di fronte alle rovine romane, la guardasigilli ha ricordato “l’antica civiltà” che ha prodotto una “cultura giuridica esportata in tutto il mondo”. Una civiltà che oggi “vede nella rieducazione del detenuto l’esito più felice per la vita di chi ha sbagliato e deve rientrare nella società”.

In questo modo, “ci sono persone - ha sottolineato Severino - che vengono recuperate alla vita sociale: il lavoro socialmente utile è utile non solo per chi lo fa ma anche per chi gode dei risultati. Il cittadino comprende che si può uscire dal carcere migliorati. Noi crediamo che questo sia il futuro dell’emergenza carceri”.
“Anche se ci sono state già delle sperimentazioni”, ha detto ancora il ministro, affiancato nell’occasione dal sindaco della capitale Gianni Alemanno, “vorrei che questo progetto fosse un punto di partenza nuovo per portarlo in tutta Italia. Siamo lavorando, è quasi maturo, un progetto con l’Anci (l’Associazione dei Comuni, ndr) per portare sul territorio questo esperimento - nel quale Roma ha il primato come iniziativa - e far sapere ai cittadini che dal carcere si può uscire facendo qualcosa di utile per la collettività”.