Caserta, 10 aprile 2012  - I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta e della Compagnia di Casal di Principe, nel corso di un’indagine coordinata dalla D.D.A. di Napoli, hanno eseguito la notifica di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 8 persone ritenute responsabili a vario titolo del duplice omicidio di Antonio Salzillo e Clemente Prisco, commesso a Cancello ed Arnone il 6 marzo 2009 dal gruppo Schiavone del clan “dei Casalesi”.

Tra i destinatari del provvedimento c’è anche il figlio maggiore di Francesco Schiavone detto “Sandokan”, Nicola, già in carcere dal 2010.

Il movente, secondo gli investigatori, è nella riaffermazione della leadership del gruppo Schiavone nelle zone assoggettate al proprio controllo e nel voler punire, con la morte, una delle due vittime, Antonio Salzillo (nipote dell’ex capo dei casalesi Antonio Bardellino assassinato in Brasile nel maggio 1988), che dopo anni di “esilio” era rientrato in provincia di Caserta ad Arnone senza l’autorizzazione dei vertici del clan ed aveva iniziato a gestire un’attività commerciale (vendita di autovetture usate).

Ma la circostanza che più di tutte ha decretato irrevocabilmente la sua condanna a morte è stata quella di aver osato disprezzare il simbolo dei “casalesi” vincenti: Francesco Schiavone detto Sandokan

LE PAROLE FATALI - "Salvatò, questa era una bella zona, poi chi l’ha rovinata è stata quella merda di Sandokan": furono queste parole pronunciate in pubblico a costare la vita ad Antonio Salzillo. Tra gli organizzatori dell’agguato vi è proprio il figlio maggiore di quest’ultimo.