Roma, 26 marzo 2012 - E’ stata scoperta dal Nucleo Speciale Frodi Telematiche della Guardia di Finanza la prima truffa messa a segno con l’utilizzo della firma digitale. L’indagine, diretta dal procuratore aggiunto di Roma Nello Rossi, coordinata dal sostituto procuratore Eugenio Albamonte sono state svolte dagli 007 informatici delle fiamme gialle del Gat.

Tre gli indagati che devono ora rispondere, in concorso tra loro e con la continuazione della condotta, dei reati di sostituzione di persona, false dichiarazioni o attestazioni al certificatore di firma elettronica sull’identità o qualità personali proprie o di altri, falsità in atti pubblici, in scritture private e in documenti informatici. Nel corso delle indagini i finanzieri hanno anche effettuato perquisizioni e sequestri a Roma e provincia.

La smart card obbligatoria per le comunicazioni societarie con il registro delle Imprese non ha salvato un piccolo imprenditore, a cui è stata scippata l’azienda da una piccola banda che aveva chiesto e ottenuto una copia indebita della cosiddetta firma digitale.

Scena del crimine, il sistema informatico delle Camere di Commercio. Protagonisti, un commercialista, un consulente per la sicurezza sul lavoro, una fantomatica società intestata a un’ottuagenaria defunta da circa un anno e facente capo in realtà a una persona sconosciuto al fisco da almeno 16 anni. Vittima, un imprenditore. Dopo quella della lancia termica, arriva la più sofisticata banda della firma digitale che, in barba alle tanto decantate misure di sicurezza e alla invulnerabilita’ della soluzione tecnologica per l’autenticazione della sottoscrizione degli atti pubblici, riesce a rubare le quote societarie dell’imprenditore e a trasferire proprietà e controllo della sua azienda a un’altra persona della banda.