E' morto nella “sua” Lisbona, Antonio Tabucchi. L'aveva scelta come residenza, lui ultimo eteronimo di Fernando Pessoa, che all'opera dello scrittore portoghese dai mille nomi aveva dedicato gran parte della sua vita dopo averlo scoperto su una bancarella di libri usati a Parigi, nel mercatino della Gare de Lyon. “Tabaccheria”, letto in francese, lo colpì a tal punto che lasciò al momento i suoi studi di filosofia e della letteratura d'oltralpe e si lanciò sul surrealismo portoghese, laureandosi con una tesi su di esso.

Lisbona diventa la sua città, alternata alla Toscana. Dopo il perfezionamento alla Scuola normale superiore di Pisa, la città dov'era nato il 24 settembre 1943, insegna a Bologna, poi sarà docente Genova e infine a Siena, ma soprattutto scriverà importanti pagine della letteratura italiana a cavallo dei due secoli, anche se lui si definirà sempre “un professore universitario prestato alla letteratura”. Sposa Maria Josè de Lancastre, lisboeta e docente a Pisa, e ha due figli e la sua proiezione sempre più decisa sul Portogallo e su Pessoa gli fa pubblicare le pagine che lo hanno reso più famoso, al di là dei suoi studi che rappresentano una base necessaria per capire la letteratura portoghese del ventesimo secolo.

E quindi “Pessoana minima” (1987), “Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa” (1994) e nello stesso anno il suo capolavoro, “Sostiene Pereira”, pluripremiato in Italia e all'estero: la storia di un pacifico professore che all'inizio sembra non capire la nascita della dittatura in una Lisbona che tutto sommato non si accorge del pericolo che corre, ma che poi, grazie a giovani rivoluzionari, si rende conto di ciò che significherebbe la perdita della libertà e parte per combattere. Trasportato sulla pellicola da Roberto Faenza (come è accaduto per diversi altri suoi libri), “Sostiene Pereira” rimarrà nella memoria collettiva per la marcia di Marcello Mastroianni lungo rua Augusta con il volto che da cupo come in tutto il film diventa sempre più sorridente e si apre quindi alla voglia di un futuro senza censure. Sempre di ambientazione portoghese è “La testa perduta di Damasceno Monteiro” (1997), altro romanzo sulla questione dei diritti umani con la scoperta del corpo di un uomo che poi si capirà ucciso in una stazione di polizia della Guardia nazionale repubblicana nei dintorni di Lisbona: una denuncia che tornerà utile proprio per riscoprire alcune verità nascoste del periodo cupo del Portogallo.


Lisbona che resta nella vita di Tabucchi come base non solo dei suoi studi,
ma anche del proprio lavoro: per due anni, infatti, ricopre (1985-1987) il ruolo di direttore dell'Istituto italiano di cultura e dai prestigiosi uffici di rua do Salitre spande la cultura italiana in tutto il Paese. Un Paese al quale dedica un romanzo scritto proprio in portoghese, “Requiem” (1992), solo successivamente tradotto in italiano. Per quanto riguarda gli studi su Pessoa, fondamentale è “Un baule pieno di gente” (1990), che permette di fare assaporare anche agli italiani l'importanza di Pessoa nella letteratura della prima metà del Novecento, importanza che proprio con l'opera di Tabucchi e degli altri grandi studiosi internazionali (come ad esempio Richard Zenith e Teresa Rita Lopes) a mano a mano si fa sempre più profonda e determinante nella creazione di una coscienza dell'io che guardi alla società, alla natura, alla cultura senza fermarsi alle apparenze esaminando ogni profondità umana. I romanzi di Antonio Tabucchi che hanno avuto tanto successo sono molti altri, da “Piazza d'Italia” (il debutto, 1975) a “Notturno indiano”, da “Piccoli equivoci senza importanza” a “Si sta facendo sempre più tardi”, da “Tristano muore “ a “Il tempo invecchia in fretta”. Un catalogo di trentatré titoli pubblicati da varie case editrici, anche se quella di elezione è stata Feltrinelli, che ieri ha confermato per prima la morte.


Antonio Tabucchi se n'è andato dopo una breve malattia
. Pochi giorni fa era stato ricoverato all'Hospital da Cruz Vermelha, nel quartiere di Benfica, dov'è spirato in tarda mattinata con la capezzale la moglie e i figli. Aveva casa in una zona molto suggestiva della capitale lusitana, in rua do Monte Olivete, nei pressi della praça do Principe Real: amava passeggiare con i nipotini proprio in questo spazio magnificente (non lontano dall'Istituto italiano di cultura) e nel quartiere era amato e rispettato come “il grande scrittore italiano”. Di lui si è parlato spesso come candidato al Nobel per la letteratura, che è invece andato al suo grande amico-nemico Josè Saramago. Rimangono in sua memoria le onorificenze ufficiali in Francia, dov'era Chevalier des Arts et des Lettres, e in Portogallo, quando gli venne conferito l'Ordem do Infante Dom Henrique. I premi letterari sono innumerevoli, come le battaglie politiche portate avanti anche in Italia come fiero oppositore dei governi Berlusconi, pur rimanendo sempre un critico osservatore della sinistra, italiana ed europea. La sua attività pubblicistica in questo senso è molto vasta, sia dalle pagine di tanti giornali italiani, sia da quelli dei più autorevoli d'Europa. I funerali si svolgeranno giovedì a Lisbona, dove Tabucchi verrà tumulato al cimitero dos Prazeres, il primo che accolse le spoglie di Fernando Pessoa.

di Riccardo Jannello