Bruxelles, 27 febbraio 2012  - La piaga dei rifiuti italiani rischia di avere ripercussioni più pesanti del previsto. L'Ue ha avviato una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia. A sancire il via formale dell'azione di Bruxelles una lettera di messa in mora, inviata a Roma. Nella missiva si evidenzia come il nostro Paese non abbia chiuso, o adeguato alle nuove norme Ue in vigore, 102 discariche di rifiuti entro la scadenza 16 luglio 2009, prevista da una direttiva del 1999.

Le discariche 'incriminate' sono situate in 15 regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, e Umbria.

Già dal 2009, con vari contatti a livello tecnico, la Commissione aveva cercato senza successo di convincere le autorità italiane a mettersi in linea con le norme Ue, attivando nel 2010 la procedura di ‘pre-infrazione’ (il cosiddetto ‘EU Pilot project’, che esiste dal 2008.

La direttiva sui rifiuti (99/31 Ce), che nel 1999 aveva introdotto norme più stringenti per le discariche, prevedeva che entro 10 anni tutte le discariche esistenti avrebbero dovuto essere chiuse o portate in linea con le nuove norme.

CLINI: "E' UNO STIMOLO"  - Secondo  il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, l’infrazione aperta dalla Ue “è uno stimolo a uscire fuori da una situazione che soprattutto in alcune regioni italiane è caratterizzata dal fatto che le scelte importanti, quelle strutturali per la gestione intelligente e coefficiente, siano state rinviate”. Bisogna "rafforzare la raccolta differenziata".