Roma, 14 febbraio 2012 - E' il giorno delle reazioni dopo la storica sentenza nel processo Eternit.  Ieri il Tribunale di Torino hanno condannato a 16 anni il magnate elvetico Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne, 91 anni.

La stampa belga parla di "sentenza storica". Il verdetto italiano potrà avere effetti anche sulla legislazione belga: l’associazione dei familiari chiede ora al governo di modificare la legge che impedisce alle vittime che hanno accettato un risarcimento di agire per vie legali. Anche in Svizzera la sentenza era molto attesa e ha trovato risalto nelle prime pagine dei principali quotidiani.

Per quanto riguarda l'Italia, su Facebook è intervenuto Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera:  “Anche se durissima - scrive Cicchitto-, francamente condividiamo la sentenza su eternit e amianto. Non si può impunemente giocare per anni e anni con la salute della gente specie se la questione era stata già sollevata, inutilmente”. Renata Polverini, governatrice del Lazio, parla di un "giornata importante per il Paese".

WEB DIVISO: "NO A MORTI DI SERIE A E B" - Ma il web si divide: c'è anche chi, di quel verdetto non è soddisfatto. "Non possono esistere morti di serie A e di serie B, morti di Casale e di Bagnoli", si l egge su un forum dedicato al processo.  Il Tribunale, infatti, ha dichiarato che il "disastro ambientale" (ma non la "rimozione di cautele") provocato dagli stabilimenti di Napoli-Bagnoli e Rubiera (Reggio Emilia) è prescritto.

"Se vi è una condanna - si legge su un forum dedicato al processo  - non può essere per alcuni, deve essere per tutti. I miei genitori sono entrambi malati, sono stati lavoratori di Bagnoli e hanno lavorato dal 1960 al 1984. I loro amici del lavoro con i quali condividevano 3 turni si contano sulle dita di una solo mano. Attendo risposte dagli avvocati a cui ci siamo affidati".

L'AVVOCATO: "LA PRESCRIZIONE DI RUBIERA NON VALE PER TUTTE LE VITTIME"  - Ernesto D’Andrea, il legale che rappresenta la Provincia di Reggio Emilia e 45 famiglie delle vittime reggiane che lavoravano nello stabilimento Icar (poi diventato Eternit) di Rubiera, fornisce alcuni chiarimenti sulla sentenza: "Non è corretto dire che il tribunale di Torino ha imposto la prescrizione per tutte le vittime di Rubiera. La prescrizione è stata riconosciuta solo per alcuni periodi, ecco perché alcune richieste di risarcimento sono passate e altre no".