Torino, 13 febbraio 2012  - I giudici della prima sezione del tribunale di Torino hanno condannato a 16 anni nell’ambito del processo Eternit il magnate elvetico Stephan Schmidheiny, 65 anni e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne, 91 anni.

L’accusa aveva chiesto per i due, accusati di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche, una condanna a 12 anni, aumentati a 20 a causa della continuazione del reato. I due imputati sono stati condannati per disastro doloso solo per gli stabilimenti di Cavagnolo (Torino) e Casale Monferrato (Alessandria), mentre per gli stabilimenti di Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli) i reati sono estinti per prescrizione.

Decisi anche maxi risarcimenti a favore del comune di Casale Monferrato (25 milioni di euro), della Regione Piemonte (20 milioni) e dell’Inail (15 milioni) e del comune di Cavagnolo (4 milioni), oltre a 100 mila euro per ogni sigla sindacale, 100 mila euro per l'associazione famigliari e vittime dell'amianto, mentre alle centinaia di parenti viene riconosciuto un risarcimento medio di 30.000 euro ciascuno.

Il capo d'accusa conteneva un elenco di 2.191 morti e 665 malati di patologie causate dall'amianto. Il processo di Torino è stato il maggiore mai celebrato in Europa in materia di danni causati dall'amianto. 

 

GUARINIELLO - "Con la sentenza di oggi abbiamo realizzato il sogno di dare giustizia a molte famiglie", ha detto a caldo il pm Raffaele Guariniello, alla fine della lettura della sentenza (VIDEO). Secondo Guariniello, si è trattato di una sentenza storica "perché - ha spiegato - ha realizzato questo sogno. Vi sono state molte vittime e questo lungo elenco che abbiamo ascoltato - ha aggiunto - è di persone uccise e di famiglie distrutte dall’amianto. Abbiamo dato la possibilità di sognare che giustizia possa essere fatta. Questo dovrebbe valere non soltanto per l’Italia ma anche per gli altri Paesi ". "Ora, insieme ai sostituti Panelli e Colace, stiamo valutando di procedere per omicidio", ha concluso riferendosi all'inchiesta cosiddetta 'Eternit bis', relativa a circa un migliaio di vittime dell'amianto successive al 2008, anno in cui si sono concluse le indagini che hanno portato alla sentenza di oggi.

LE DIFESE - I due condannati, però, hanno già annunciato che ricorreranno in appello contro la decisione del tribunale di Torino. "La prima battaglia l’abbiamo persa, sicuramente faremo appello", ha dichiarato infatti l’avvocato Astolfo Di Amato, legale di Stephan Schmidheiny. Gli ha fatto eco il collega Cesare Zaccone: "Ricorreremo in appello appena sarà possibile, per dimostrare quello di cui siamo certi e che in primo grado non è stato ritenuto fondato, ovvero che il barone Jean-Luis de Cartier de Marchienne, non aveva responsabilità di gestione effettiva".

I PARENTI DELLE VITTIME - La sentenza "rende giustizia alle famiglie": è il commento di Bruno Pesce, presidente della Aneva, l’associazione che riunisce i familiari delle vittime dell’amianto. "I 16 anni inflitti agli imputati - ha aggiunto Pesce - dimostrano che nell’accaduto vi furono consapevolezza e dolo. Purtroppo - ha concluso - il disastro che hanno provocato è ancora in corso" (VIDEO).

IL MINISTRO BALDUZZI - "La battaglia contro l’amianto prosegue - ha dichiarato il ministro della Salute, Renato Balduzzi, intervenendo  alla trasmissione radiofonica 'Bau bau' -. Certo che oggi la Sentenza di Torino rappresenta una pietra miliare e questa giornata sara’ ricordata non solo in Italia ma nel mondo intero".

IL COMUNE DI CASALE MONFERRATO - Soddisfazione per la sentenza di 1° grado è stata espressa anche dall'amministrazione del comune piemontese di Casale Monferrato. "Il verdetto di condanna rappresenta una risposta esemplare al problema della tossicità dell’amianto e inchioda alle proprie responsabilità chi ha gestito per anni questo problema con leggerezza, senza voler ascoltare il mondo scientifico che affermava la cancerogenicita’ e la pericolosità dell’amianto per gli esseri umani", ha affermato il sindaco Giorgio Demezzi.

IL PROCESSO - Il processo riguardava il periodo in cui la multinazionale svizzera Eternit ha prodotto amianto in italia, dal 1966 al suo fallimento nel 1986, nei quattro stabilimenti di Casale Monferrato, Cavagnolo (Torino) Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli) sebbene le conseguenze di quella produzione si continuano a sentire ancora oggi al ritmo di 50 morti l’anno (come denuncia l’associazione dei familiari vittime). L’inchiesta è stata avviata nel 2003 e condotta dal pool della procura guidato da {{WIKILINK}}Raffaele Guariniello {{/WIKILINK}} .