Roma, 28 gennaio 2012  - Nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario che si celebra nelle corti d’Appello di tutta Italia, il ministro della Giustizia {{WIKILINK}}Paola Severino {{/WIKILINK}}ha scelto di essere a Catania, “un esempio virtuoso, dimostrativo del fatto che il recupero di efficienza della giustizia prescinde dalle localizzazioni geografiche”.

 

LA POLEMICA SULLA PRESCRIZIONE - Dalla cerimonia tenutasi a palazzo di Giustizia di Milano viene la polemica sui tempi della prescrizione, forse non casualmente vista la recente richiesta di ricusazione dei giudici da parte degli avvocati di Silvio Berlusconi nel processo Mills.

“Non è sostenibile l’attuale disciplina sostanziale della prescrizione del reato perchè induce premialità di fatto, incentiva strategie dilatorie della difesa, implementa oltre ogni misura il numero delle impugnazioni in vista dell’esito estintivo”, scrive nella relazione il presidente della corte d’appello di Milano Giovanni Canzio che aggiunge: “Si programma così lo scivolamento ineluttabile del processo verso il proscioglimento per il mero decorso del tempo, cui la difesa ha il pieno diritto di tendere, insieme però con il fallimento della funzione cognitiva dell’accertamento della verità e con la sconfitta dell’ansia di giustizia delle vittime e della collettività”.
 

Anche Gerardo D'Ambrosio a vent’anni da Tangentopoli e a dieci dal “Resistere, resistere, resistere” dell’ex procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli, registra “un clima assolutamente diverso” rispetto al recente passato. A renderlo più ottimista, in particolare, è “l’impegno” del ministro della Giustizia, Paola Severino, a “riformare il reato di corruzione, una cosa molto importante”.

 

CARCERI - “Le difficoltà accomunano in larga parte il distretto di Catania alla maggioranza degli altri distretti di Corte d’Appello, quanto agli effetti negativi del blocco delle assunzioni, alla scarsità delle risorse finanziarie disponibili ed all’insufficienza delle strutture edilizie carcerarie”, ha detto Severino.

“Le preoccupazioni mie personali e dell’intero Governo sulla situazione carceraria - ha detto la Severino - sono note e sono già stati illustrati i provvedimenti adottati sin dall’esordio dell’esecutivo per farvi fronte. Provvedimenti sui quali in questi giorni ho avvertito un’ampia condivisione, che lascia ben sperare sulla possibilità che raggiungano il principale scopo di allentare la tensione carceraria che consegue al sovraffollamento ormai intollerabile delle nostre strutture carcerarie”.

“Questa situazione - ha proseguito il ministro - rende difficile non soltanto la vita del detenuto, ma anche quella degli operatori che con lui condividono spazi, problemi e non poche sofferenze”. “Dallo stato delle carceri si misura il livello di civiltà di un Paese - ha concluso - e chi anche per chi si è macchiato di delitti gravissimi, come quelli legati alla criminalità organizzata, l’espiazione della pena e la custodia cautelare in carcere devono rappresentare il simbolo, lo strumento, attraverso il quale si riafferma il principio che lo Stato non ripaga mai con la vendetta, ma vince con le armi del diritto e dell’applicazione scrupolosa delle regole della legge”.

 

INNOVAZIONE TECNOLOGICA - L’innovazione organizzativa, tecnologica, informatica e digitale “è il futuro della Giustizia; un futuro in linea con i migliori sistemi giudiziari europei”, ha aggiunto il ministro Severino, che si dice "consapevole che questo percorso che conduce al miglioramento del servizio giustizia reso negli uffici giudiziari non è semplice nè agevole e deve essere sorretto da una strategia coerente e condivisa. Il governo fará la sua parte, consapevole che un reale recupero dell’efficienza impone, insieme alla riorganizzazione, un razionale piano di investimenti che riguardano l’informatizzazione e la digitalizzazione del sistema giudiziario”.

 

RICORDO DI FALCONE - “Qui l’impatto della criminalità organizzata di stampo mafioso rende diverso e più oneroso il lavoro quotidiano, impone di tenere alta la soglia dell’attenzione per evitare ogni possibile coinvolgimento in circuiti di malaffare o, peggio, infiltrazioni dentro le istituzioni”, è un passaggio del discorso del ministro Severino.

“La mia presenza vale soprattutto a darvi atto, accomunandovi ad altri distretti siciliani e del Sud d’Italia - ha detto il ministro -, dei risultati straordinari che avete ottenuto sul fronte dell’azione di contrasto alla criminalità organizzata e del recupero della ricchezza prodotta dai circuiti dell’illegalità che, partendo da queste contrade, inquina il libero mercato in buona parte del Paese”.

“Risultati lusinghieri ma pagati a caro prezzo da servitori dello Stato costretti a sottoporsi a pesanti e limitative misure di sicurezza che finiscono per condizionare in modo sensibile anche la vita privata delle famiglie - ha proseguito il ministro -. Ma so che tutti voi, se qualcuno vi chiedesse, come fu chiesto a Giovanni Falcone, ‘ma chi ve lo fa fare?’, rispondereste facendo uso delle sue stesse semplici parole, ‘lo spirito di servizio’. Ecco oggi il Paese ha proprio bisogno di recuperare in tutti i settori lo stesso spirito di servizio, questa spinta nobile di chi svolge una qualsiasi pubblica funzione senza altri obiettivi che quello di adempiere al proprio dovere”.

AVVOCATI CONTRO - Anche a Catania gli avvocati hanno disertato la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, alla quale prendeva parte, tra l’altro, il ministro della Giustizia Paola Severino. A differenza di altre sedi di Corti d’appello, dove gli avvocati sono usciti dalla sala nel corso della cerimonia, a Catania i legali hanno preferito direttamente non entrare nel Palazzo di Giustizia.

Il presidente dell’ordine degli avvocati etnei Maurizio Magnano, a margine della cerimonia, ha detto: “Pur considerando necessaria e non più rinviabile una riforma della geografia giudiziaria italiana, ciò che chiediamo è che prima siano individuati dei criteri obiettivi da applicare”.