ROMA, 22 gennaio 2010- CIECHI al volante? Ore contate. Malati di mente concentrati per quartiere? Non se ne parlerà più. La casistica dei falsi invalidi è tanto lunga e particolareggiata che solo per l’anno scorso sono state revocate 30.000 pensioni di invalidità mentre altre 20.000 pendono in attesa di una seconda convocazione per la visita visto che alla prima non si è presentato nessuno. Alla fine dei giochi, su 200.000 persone controllate dall’Inps nel 2009, 30.000 erano palesemente in difetto, altre 20.000 potrebbero esserlo.


Questioni di malcostume che l’Istituto non intende più tollerare e proprio per questo è partita la campagna di controlli a raffica alla quale ha fatto seguito, dall’inizio di quest’anno, l’applicazione della nuova normativa che tende a scovare i furbetti. Dal primo gennaio ogni richiesta di pensione di invalidità sarà esaminata da una commissione medica della Asl competente, come in passato, ma della “giuria” farà parte anche un medico dell’Inps. Questo servirà a stoppare eventuali manovre e, insieme, a garantire criteri omogenei di valutazione su tutto il territorio nazionale.

IN PARALLELO
con il varo delle nuove norme l’Istituto ha avviato anche le verifiche di cui dicevamo e che, nel 2009, hanno riguardato 200.000 persone. Di queste, il 15%, ovvero circa 30.000, non aveva i requisiti e si portava a casa una pensione in modo indebito. Inoltre 20.000 persone restano sub judice in attesa della visita di controllo. Certo, se le percentuali si applicassero all’intero esercito dei titolari di pensione di invalidità italiani, 2.600.000, potremmo fare cifre da capogiro. Un tasso del 15% di furbetti è pari, sul totale, a 390.000 persone.

Una follia. Però, sottolineano all’Inps, l’equazione non è possibile perché nella rete dei controlli sono finiti soggetti ritenuti «a rischio», cioè in qualche modo percepiti come sospetti. Una percezione molto aleatoria perchè l’Istituto lamenta da tempo la totale mancanza di collaborazione dal parte delle Asl del territorio. Per l’Inps ogni titolare non è un caso clinico ma soltanto un nome e un cognome associato ad un’erogazione. Tocca alle aziende sanitarie locali trasmettere i fascicoli che testimoniano la storia medica della persona. Cosa che le Asl non fanno.

Parola dell’Istituto di previdenza sociale, che accusa: per le verifiche straordinarie sui casi di invalidità civile l’Inps ha ricevuto dalle Asl solo il 9% dei fascicoli sanitari richiesti. Una mancanza di collaborazione che non può non pesare sul funzionamento generale della macchina. Inoltre le verifiche si sono allargate diventando incrociate, ossia utilizzano dati provenienti da fonti diverse. Oltre a quelli sul reddito (il livello deve essere compatibile con il beneficio dell’invalidità), ad esempio, si è chiesto il supporto della Motorizzazione civile, per scoprire se, per caso, qualche cieco continua a guidare l’automobile.

Eppure tutto questo non deve spaventare chi è realmente in diritto di percepire il sussidio legato a problemi fisici. All’Inps assicurano che il fine è ben diverso e se, legittimamente, si persegue l’illegalità, al contempo, si cerca di rispondere al meglio alle esigenze di quanti sono in possesso dei requisiti previsti. Anzi.

LE NORME in vigore dall’inizio del 2010 puntano proprio a creare la massima trasparenza in un settore che, negli anni, ha accumulato molte ombre. Per questo motivo, dal primo gennaio le domande di pensione viaggeranno solo per via telematica e dovranno essere corredate dalla storia clinica del paziente. Le richieste dovranno essere inviate all’Inps e poi saranno valutate dalla commissione medica della Asl comprensiva di un dottore dell’Inps.

 Alla fine di tutto si conta di poter liquidare la pensione a chi ne ha diritto in 120 giorni, contro l’anno di media che occorreva attendere fino a ieri. Un capitolo fondamentale di questa rivisitazione complessiva è quello economico. Inutile dire che, escludere i furbetti, consente all’Istituto di risparmiare parecchio.