{{IMG_SX}} ROMA, 22 maggio 2009 - PILONE nove, viadotto Geremia II, scorrimento veloce Caltanissetta-Gela (ironicamente, è la statale 626, come la legge del 1994 sulla sicurezza del lavoro). Succede alle 5.30 del mattino di un giorno come tanti, poco prima dello svincolo per Butera, a una altezza di 80 metri sul piano di campagna. Albeggia. Monia Greco, 32 anni, sta andando a Gela con i suoi due figli quando, illuminato dai fari, gli si para davanti a metà viadotto una sorta di muro: il ponte ha un dislivello di alcune decine di centimetri. Manco il tempo di capire. L’auto vola in aria come in un film e atterrando lei sbatte violentemente contro il sedile: avrà due vertebre fratturate e, i suoi bambini se la cavano con qualche livido e molta paura.

POCO DOPO tocca a un agente della Stradale, Gaetano Curasi, 28 anni. Stesso copione, la moto vola, lui finisce a terra e ha un braccio fratturato. Altri automobilisti di passaggio assistono alla scena, frenano, aiutano i feriti, chiamano i soccorsi. Scatta l’allarme, la circolazione viene interrotta. Il primo sopralluogo dell’Anas parla di «movimento dell’impalcato», e del resto a occhio nudo si vede un arretramento della trave su uno dei due punti d’appoggio, con la perdita del cuscinetto di metallo che si interpone tra la struttura orizzontale e il pilone: pare che a cedere siano state le strutture verticali. Le fondamenta, probabilmente. L’opera è stata inaugurata nel 2006 e, quando viene informato, il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli. va su tutte le furie. Poi l’Anas precisa: «Il cedimento ha riguardato la parte del viadotto costruita 30 anni fa, non quella nuova» ma a Matteoli la rabbia passa solo in parte: «La circostanza che il viadotto sulla Gela-Caltanissetta sia stato realizzato circa trent’anni fa — verga in una nota — fa assumere all’evento una valenza certamente diversa, ma resta comunque intatta la gravità inaccettabile di quanto accaduto». Il presidente Anas, Pietro Ciucci, nomina una commissione d’inchiesta, la procura di Gela apre un fascicolo e così anche la Dda di Caltanissetta. I lavori sulla 626 furono interrotti per circa 15 anni a causa della presenza di infiltrazioni mafiose.

IL SOSPETTO è che nel cedimento potesse entrarci il materiale. Dopotutto alla corte d’assise di Caltanissetta si è aperto proprio il 7 aprile il processo a tre ex dirigenti della Calcestruzzi accusati di frode in pubbliche forniture (e due di loro anche di accantonamento di fondi neri destinati alla mafia) per l’utilizzo di «calcestruzzo depotenziato» in una lunga serie di opere pubbliche realizzate in Sicilia, «procurando così un ingiusto profitto di circa due euro per metro cubo di calcestruzzo fornito». Ma da una prima verifica sul campo però non risulta un cedimento del cemento, almeno delle parti visibili: la perizia chiarirà cosa è successo ai pali sotto le fondamenta dei piloni. Da parte sua la Calcestruzzi fa sapere che «non ha effettuata nessuna fornitura di calcestruzzo per il viadotto Geremia II». A scanso di equivoci, si chiama fuori. Stavolta non c’entra.

L’ASSESSORE regionale Luigi Gentile sollecita intanto «una maggiore attenzione sul sistema viario principale di competenza dell’Anas», e palazzo dei Normanni sottolinea che la Protezione civile isolana ha finanziato al 70% verifiche su 228 edifici e infrastrutture pubbliche di costruzione potenzialmente a rischio statico o sismico. Le prime 64 sono già in corso, le altre lo saranno presto. Ma il viadotto non era tra queste.