{{IMG_SX}}TORINO, 22 giugno 2008 - "VOGLIO RICREARE un clima di fiducia con i cittadini e le associazioni degli ammalati", diceva nell’estate del 2004 il veronese Nello Martini, prendendo le redini dell’Agenzia italiana del farmaco. L’Aifa era stata appena istituita ex novo (prima si chiamava Cuf), anche per cancellare l’ombra dello scandalo Poggiolini.

 

Cronaca di 15 anni fa. Cronaca di ieri è la momentanea decapitazione dei vertici dell’Aifa. Martini, finito nell’inchiesta sui farmaci che a maggio aveva portato il pm torinese Raffaele Guariniello a chiedere i suoi primi arresti (otto) in 40 anni di carriera, è stato sospeso per due mesi dalla direzione assieme a Caterina Gualano, dirigente dell’ufficio che autorizza la messa in commercio delle medicine.

Non lo ha deciso il ministero, anche se il sottosegretario con delega alla salute, Ferruccio Fazio, assicura che all’inizio della prossima settimana saranno disponibili le conclusioni dell’indagine predisposta da una apposita commissione di esperti. L’ha deciso il gip Emanuela Recchione accogliendo la richiesta della procura di Torino, cui evidentemente i tempi per una rimozione cautelare dall’alto sembravano ampiamente scaduti.

 

MARTINI, 61 anni, è indagato per disastro colposo nell’inchiesta dai mille risvolti aperta da Guariniello su alcuni farmaci messi in vendita dopo controlli irregolari. La maggior parte dei 30 capi d’accusa (dalla corruzione all’ipotesi che è costata a Martini la sospensione), è passata per competenza ai giudici romani. Guariniello ha tenuto per sé un filone su cui continua a lavorare in segreto. C’è chi dice abbia a che fare con una dozzina di decessi sospetti in tutta Italia, quindi sull’eventuale nesso casuale fra quelle morti e le mazzette pagate, sui danni che corruzione e compiacenze nelle procedure per autorizzare i medicinali avrebbero potuto causare alla salute pubblica.

 

DOPO due anni di indagini e il colpo di scena di ieri, ora è plausibile che il ministero, battuto in tempestività dalla magistratura, sia costretto a commissariare un’agenzia di vitale importanza per il paese. L’inchiesta era nata nel gennaio del 2006, muovendo i primi passi attorno alla mancata sperimentazione che poteva garantire guadagni illeciti alle aziende del settore. Uno studio di bioequivalenza su un farmaco generico era risultato completamente falso, ma nessuno pensava ci fossero rischi per i consumatori. Cattivi pensieri vennero collegando le mazzette alla non sospensione di farmaci (come il nimesulide, principale componente dell’Aulin) ritenuti a rischio da altri paesi.

 

GUARINIELLO, partendo dalle bustarelle, è arrivato a imbastire l’ipotesi di un sistema che potrebbe avere arrecato danno alla salute della gente. Perché Spagna e Finlandia hanno ritirato l’Aulin nel 2002 e l’Italia no? Le intercettazioni qualche risposta la forniscono: pagamenti in contanti per lasciare in pace i «farmaci amici». Lo stesso Nello Martini è vittima delle cimici degli investigatori, che hanno registrato alla virgola un incontro con i vertici della Glaxo in un albergo di Verona. Nell’ordinanza, il gip motiva la sua sospensione con la «gravità indiziaria esposta nell’inchiesta» e scrive che i due dirigenti dell’Aifa «ciascuno per le proprie competenze, hanno causato questa situazione e impediscono che siano prese misure adeguate alla risoluzione delle pendenze, al ritiro delle scorte e all’eliminazione del pericolo».

 

L’INDAGINE di Guariniello riguarda in particolare i tempi di autorizzazioni alle variazioni. La legge prevede una parentesi dai 60 ai 90 giorni, ma in certi casi fra domanda e risposta sarebbero passati anche sette anni. Ad aspettare che cosa? Forse a far fuori i fondi di magazzino, visto quello che rileva il giudice: «Anche quando arriva l’autorizzazione alla variazione, nella massima parte dei casi l’Aifa autorizza lo smaltimento delle scorte». Nel provvedimento si parla di «disfunzioni organizzative» dell’agenzia. Per il direttore Martini l’ipotesi è reato colposo, ma gli inquirenti individuano «una colpa cosciente».