{{IMG_SX}}Roma, 21 giugno 2008 - "Ho fatto dei miei calcoli, sto recuperando lentamente i miei ricordi, flash, frammenti di conversazioni di allora con gli altri e credo di poter affermare che sono molti, molti di più di quelli entrati nella contabilità ufficiale".

Lo dichiara in un'intervista a 'Il Giornale' Mario Maccione, membro delle 'bestie di Satana' e condannato a 19 anni di carcere per la morte di Fabio Tollis e Chiara Marino. "Io penso che siano diciotto -prosegue- più o meno, anche se sto riemergendo un po' alla volta dalla nebbia acida in cui ero precipitato".


Maccione definisce le 'bestie di Satana "una cooperativa di serial killer". "A furia di evocare il demonio ci eravamo convinti che lui ci aiutasse -prosegue- Uccidevamo e nessuno veniva scoperto, seppellivamo i corpi e non li trovavano. Attraversavamo per sfida la ferrovia e il treno ci sfiorava senza investirci".

In merito agli altri morti, oltre a quelli 'ufficiali', Maccione aggiunge: "Non so i loro nomi. Ma ci sono altri corpi. da qualche parte nei boschi e nella brughiera. Per questo lancio un appello alle forze dell'ordine: mi facciano vedere le foto degli scomparsi di quegli anni, dei desaparecidos. Mi aiuteranno a trovare il bandolo della memoria".


"Quando facevamo le sedute spiritiche -racconta- fra di noi girava un calice di bronzo. Lo riempivamo di alcol puro e dentro ci mettevamo mescalina e Lsd. Poi bevevamo d'un fiato, tanto che l'alcol bruciava tutto. Ho vissuto in quella nebbia per anni, non capivo quel che facevo, ricordo di aver affrontato senza paura prove di coraggio spaventose: un giorno mi sono buttato tutto vestito da un ponte sull'Adda. Saranno stati 20-30 metri d'altezza, tutti mi incitavano, io mi sono lanciato come se niente fosse, ho toccato il fondo con i piedi, ricordo la fanghiglia che quasi mi imprigionava, io che scalciavo, poi finalmente la sensazione di essermi liberato e il ritorno alla riva, fra gli applausi".

 

Tra gli altri delitti imputabili secondo Maccione alle 'bestie di Satanà anche il suicidio imposto ad Andrea Bontade: "Lo costrinsero a morire - spiega - gli diedero l'ultimatum: 'O lo fai tu o lo facciamo noì". Dopo Bontade, secondo il racconto di Maccione, toccò ad Andrea Ballarin: «Lo stordirono con l'etere - spiega - poi lo impiccarono, per gli inquirenti fu solo un suicidio". E poi, prosegue, "sono morti Angelo Lombardo e Luca Colombo. Erano il custode e il fioraio del cimitero di Legnano. Colombo fu impiccato, l'altro fu bruciato in casa con la benzina".


In seguito, aggiunge, "fu ammazzato un altro giovane: Doriano Molla. Lo impiccarono nel Parco del Ticino e pure quello risultò un suicidio, come gli altri". Poi. "nel 2004 ci fu la morte di Mariangela, l'ex fidanzata di Volpe - prosegue Maccione - Per fortuna a quel punto ci hanno arrestati tutti. Perchè ci saremmo ammazzati l'un l'altro, fino all'ultimo. La prima a morire sarebbe stata Elisabetta Ballarin, la nuova fidanzata di Volpe. Poi, forse, sarebbe toccato a me, anche se stavo in guardia".