{{IMG_SX}}Roma, 20 giugno 2008 - Uno studente su quattro passerà l'estete a recuperare i debiti formativi: in attesa dei dati ufficiali del Miur, la stima giunge da uno studio del quindicinale `La Tecnica della Scuola', che è andato ad indagare negli istituti superiori più rappresentativi di 10 città italiane per sapere l'esito degli scrutini svolti nei giorni scorsi.

 

Quel che emerge dall'indagine è che la novità della promozione `congelata' ha ridotto di oltre il 10% il numero di debiti assegnati: l'anno scorso, quando però ancora i debiti venivano eventualmente recuperati il pomeriggio nella classe successiva, la media definitiva era del 36%; quest'anno secondo la rivista catanese specializzata sarebbero il 24,2%. Una percentuale che va applicata però non su tutta la popolazione scolastica delle superiori, pari a 2 milioni e mezzo di studenti.

 

Al `monte' totale vanno infatti tolte le classi cosiddette terminali: quindi i 470.000 studenti che proprio in questi giorni stanno partecipando agli esami conclusivi di Stato ed i circa 100.000 iscritti alla terza professionale che nei primi giorni di giugno hanno svolto gli esami di qualifica per conseguire l'attestato di `operatore'.

 

Ne consegue che a rivivere dopo 12 anni il sapore dell'estate passata accanto a libri, appunti e ansie da verifica saranno circa 470.000 studenti. La maggior parte di coloro che hanno avuto la promozione `congelata', sempre secondo l'indagine del periodico, fanno parte degli istituti tecnici (29,2%), seguono i licei (23,3%) e poi i professionali (19%). In questi ultimi istituti però si è bocciato molto di più: nel 23,4% dei casi, contro il 15,2% dei tecnici e solo il 7,8% dei licei. Una percentuale di 'fermati' che non si discosta molto da quella dello scorso anno (quando furono bocciati rispettivamente il 22,7%, il 17,1% ed il 6,5%), ed anche perché entro i primi di settembre verrà integrata da coloro che non supereranno le verifiche.

 

Al termine dei corsi di recupero, i docenti che hanno assegnato il debito convocheranno infatti gli studenti per verificare l'avvenuta acquisizione delle competenze mancanti a giugno. Le verifiche e gli scrutini finali non si svolgeranno però tutti nello stesso periodo: mentre nel 65-75% dei tecnici e dei professionali si concluderanno entro il 31 agosto, nei 64% dei licei tutte le operazioni sui debiti si concluderanno solo i primi di settembre. Determinando, soprattutto in caso di molte bocciature o promozioni, non pochi problemi nella formazioni delle classi e degli organici del prossimo anno.

 

Sembrano invece scongiurati i problemi per le ferie dei docenti: quelli dei licei hanno dichiarato che le passeranno esattamente come lo scorso anno; ai professionali solo due insegnanti su dieci hanno detto che dovranno fare delle variazioni sulle vacanze perché impegnati nelle operazioni di debiti; il 25% di chi insegna ai tecnici ammette invece che avrà dei problemi.

 

Il dato si giustifica soprattutto quando si verifica chi andrà effettivamente a svolgere i corsi: nella metà dei casi le scuole superiori si dovranno affidare a consulenti esterni perché i docenti non hanno dato disponibilità a rimanere in classe anche d'estate. A poco è servito, in tal senso, l'innalzamento a 50 euro lorde del compenso orario che il ministero darà a chi svolge i recuperi.

 

Spulciando nelle conclusioni dell'inchiesta, che uscirà in edicola il 25 giugno, si nota poi che i finanziamenti assegnati dal Miur alle scuole (circa 300 milioni di euro) sono stati complessivamente insufficienti: soprattutto nei tecnici, dove oltre la metà degli istituti ha dichiarato di non essere riuscita a coprire tutte le spese per i corsi.
Molte perplessità permango poi su tutto l'impianto dei debiti: tanto che più della metà di quelle esaminate ne chiede l'abolizione. E, quasi di conseguenza, il ritorno agli esami di riparazione: nei professionali è addirittura un plebiscito in questa direzione.

 

"Ripristinare gli esami di riparazione - commenta Calogero Virzì, che ha condotto l'inchiesta - per molte scuole non vuole dire nostalgia del passato, ma esigenza di superare l'attuale ipocrisia, chiamare le cose con il loro nome, dare a tutti certezza dei tempi e dei modi di valutazione degli apprendimenti". Anche perché bisogna ricordare che solo sei studenti su dieci sono oggi promossi dalla scuola superiore italiana. "E gli istituti - spiega Daniela Girgenti, direttore della testata che ha condotto l'indagine - non se la sentono proprio a lasciare solo chi resta indietro".