{{IMG_SX}}Roma, 19 giugno 2008 - Il soldato Usa Mario Luis Lozano non sarà processato per l'omicidio del funzionario del Sismi Nicola Calipari. Lo ha deciso la prima sezione penale della Cassazione, che ha respinto il ricorso della Procura di Roma e della giornalista del 'Manifesto' Giuliana Sgrena che la sera del delitto stava raggiungendo con Calipari l'aeroporto.

 

La Sgrena, costituitasi parte civile nel processo, è stata inoltre condannata a pagare le spese processuali. Con questa decisione la Cassazione si è allineata alle richieste della pubblica accusa che stamani aveva appunto chiesto di non dichiarare la giurisdizione del nostro paese per il caso Calipari-Sgrena. Viene così confermata la sentenza con cui la Corte d'Assise di Roma il 25 ottobre scorso aveva dichiarato il non luogo a procedere per Lozano per carenza di giurisdizione.

 

LA VEDOVA

"Dovrà rispondere alla sua coscienza". Sono alcune delle parole che Rosa Villecco Calipari, vedova del funzionario del Sismi ucciso a Baghdad nel 2005, ha rivolto al Pg di Cassazione Alfredo Montagna durante una pausa di processo alla prima sezione penale della Suprema Corte.

 

LA RICHIESTA DEL PG

 Per la morte dell'ex dirigente del Sismi Nicola Calipari il soldato Usa Mario Lozano non può essere giudicato nel nostro Paese. Il sostituto procuratore generale della Cassazione, Alfredo Montagna, ha così chiesto ai giudici della I sezione penale di non accogliere il ricorso della Procura di Roma e della giornalista de 'Il Manifesto' Giuliana Sgrena con il quale si chiede alla Suprema Corte che il soldato Usa venga processato dai nostri giudici.


"Purtroppo è stata una cosa che non doveva accadere e di cui lo Stato deve sentire il peso sulle sue spalle per non avere mantenuto buoni rapporti con gli altri Stati - ha detto il pg Alfredo Montagna nella sua requisitoria - ma la verità è che da parte dell'italia c'è stata incapacità assoluta di trattare i rapporti internazionali e noi non vi possiamo porre rimedio. Il nostro paese non è riuscito nemmeno a pretendere un giudizio dagli Usa".

 

In sostanza, per la pubblica accusa della cassazione, al di là del "doveroso rispetto per i soggetti coinvolti" per il caso Calipari-Sgrena c'è un difetto di giurisdizione per cui il soldato Usa Lozano non può essere giudicato nel nostro Paese.


I giudici della I sezione penale dovranno dunque decidere se annullare la sentenza con cui la Corte d'Assise di Roma il 25 ottobre scorso aveva dichiarato il non luogo a procedere per Lozano per carenza di giurisdizione. Nicola Calipari è stato ucciso a Bagdad il 4 marzo 2005.

 

 

DOCUMENTARIO SMONTA LA VERSIONE USA

 "Mario Lozano non fu l'unico a sparare contro Nicola Calipari, il dirigente del Sismi ucciso a Bagdad il 4 marzo 2005 dopo la liberazione della giornalista del ManifestoGiuliana Sgrena, sequestrata il mese prima dalla Jihad islamica. Gli altri 'cecchinì non furono identificati perchè la scena del 'delitto' fu ripulita in fretta dagli americani, per impedire all'Italia di investigare. Sono solo alcune delle provocatorie tesi avanzate da Calipari Friendly Fire, il documentario di Fulvio Benelli ed Emanuele Piano della Oyibo Productions che verrà trasmesso da Al Jazeera International il 25 giugno".

 

Lo riferisce il Corriere della Sera che sottolinea: "Alla vigilia dell'appello in Cassazione che, oggi, il 19 giugno deciderà se archiviare la vicenda giudiziaria, il documentario mette in guardia dalla facile tentazione di seppellire una delle più dolorose pagine di storia recente".


"Abbiamo le prove che gli americani avevano individuato la casa dov'era detenuta la Sgrena ed erano pronti al blitz", spiega Benelli, che ha investigato la vicenda per più di un anno. "Era questione di ore, ma, avendolo saputo, i servizi italiani hanno agito d'urgenza perchè temevano la morte dell'ostaggio nelle operazioni".

 

"Dalle perizie, inedite, coordinate dal professor Domenico Compagnini di Catania e depositate presso lo studio legale Gamberini (quello della Sgrena) -continua il 'Corrierè- si evincerebbe che gli spari non vennero da una sola arma, come giurano gli americani, per i quali si trattò di 'tragico incidentè. 'Non è stato possibile trovare la maggior parte dei bossoli perchè gli americani ripulirono subito la scena -teorizza il giornalista/ regista- Impedendo per oltre un mese alla nostra polizia scientifica di analizzare il veicolo".


"Ma dall'analisi svolta poi dagli italiani -prosegue- risulterebbe che il solo Lozano non poteva essere artefice dei 58 spari accertati (ma forse molti di più) che colpirono l'auto. La tesi -continua ancora- è avvalorata dal diretto interessato. 'La mia M240B è l'arma più grande di tutte. -racconta nel film- Quando spara non riesco a sentire se anche altri sparanò. Al suo ritorno in Italia, la Sgrena dichiarò che forse qualcuno, tra gli americani, non voleva farla tornare viva in patria per punirla dei suoi reportage anti-Usa".


"Washington -scrive ancora- aveva criticato i nostri servizi segreti che non avevano esitato a pagare ingenti riscatti per la liberazione di altri ostaggi, qualcuno allora parlò di 'lezione esemplare degli Usa all'Italià. Alla domanda 'c'è stato un complotto?' Lozano risponde: 'Dopo l'11 settembre tutto è possibile, potrei anche essere vittima di una cospirazione'".