{{IMG_SX}}Roma, 18 giugno 2008 - Essere una coppia di fatto per un clandestino non vale a evitargli l'espulsione. Parola di Cassazione che sottolinea che in materia di immigrazione clandestina non è possibile "estendere l'equiparazione tra famiglia legittima e famiglia di fatto". Applicando questo principio, la prima sezione penale ha respinto il ricorso di un clandestino contro il provvedimento di espulsione applicato dal Tribunale di sorveglianza di Lecce nel luglio del 2007.


Inutilmente il clandestino si è rivolto alla Cassazione sostenendo che non poteva essere espulso dal nostro Paese dal momento che conviveva con una italiana e che la loro era a tutti gli effetti una coppia di fatto. Piazza Cavour ha respinto il ricorso ricordando che "la convivenza more uxorio con una cittadina italiana non può costituire legittimo motivo ostativo all'espulsione, in quanto il divieto di espulsione di cittadino extracomunitario coniugato con cittadino italiano o convivente con parenti entro il quarto grado di cittadinanza italiana, risponde all'esigenza di tutelare da un lato l'unità della famiglia e dall'altro il vincolo parentale che riguarda persone che si trovano in una situazione di certezza di rapporti giuridici".


Vincoli che, annota la Cassazione, sono assenti "nella convivenza more uxorio" fra un clandestino e un italiana, "non risultando possibile estendere l'equiparazione tra famiglia legittima e famiglia di fatto alla materia dell'immigrazione clandestina disciplinata da norme di ordine pubblico e nella quale l'obbligo dell'espulsione incontra solo i limiti strettamente previsti dalla legge al fine di escludere facili elusioni alla normativa dettata per il controllo dei flussi migratori".