{{IMG_SX}}Roma, 17 giugno 2008 - Come ogni matrimonio che si rispetti lo sposo -un detenuto di Regina Coeli- ha dovuto attendere, trepidante, l'arrivo della sposa, che arrivava dalla sua attuale residenza: il carcere di Rebibbia femminile. Per il resto, gli ingredienti tipici di uno sposalizio c'erano tutti: l'officiante (tre funzionari del comune di Roma), quattro testimoni, il fotografo, la torta e lo spumante gentilmente offerti dal cappellano di Regina Coeli.

 

E' stato davvero un matrimonio speciale quello che ha unito Massimiliano e Sonia, 54 anni lui e 43 lei, coppia fissa anche fuori dal carcere, coimputati per lo stesso reato e in attesa di giudizio in due diverse carceri di Roma.
A consentire il matrimonio, l'interessamento del Garante regionale dei diritti dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni che -insieme alla Direzione del carcere e ai volontari della Comunita' di Sant'Egidio- ha curato tutti i passaggi burocratici necessari al Comune di Roma per la promessa di matrimonio e le pubblicazioni

 

Il rito e' stato celebrato nei giorni scorsi nella sala di rappresentanza di Regina Coeli. A fungere da testimone per i due sposi, due operatori dell'Ufficio del Garante dei diritti dei detenuti e due impiegati dell'Area educativa del penitenziario. Invitati da entrambe le parti ispettori e agenti della polizia penitenziaria che hanno anche concesso ai due sposi, al termine del rito, un colloquio straordinario di 30 minuti.


"Il carcere e' uno spaccato della societa': all'interno, fermo restando che si sconta una pena per i reati commessi, si lavora, si studia, si vive e si muore e, in qualche caso, ci si sposa anche- ha detto il Garante regionale dei diritti dei detenuti Angiolo Marroni - Noi abbiamo lavorato molto per consentire a queste due persone di coronare un sogno che, siamo convinti, puo' essere davvero il primo passo per mettersi alle spalle il passato e' ritornare, a pieno titolo, nella societa'".