MILANO, 11 gennaio 2008 - VENTI CASI di morti sospette, altri morti in sale operatorie che, da vivi, non avrebbero dovuto varcare. Torturati, magari già in fin di vita, con operazioni inutili che facevano cassa grazie ai rimborsi dalla Regione. Potrebbero essere davvero molti di più gli omicidi volontari aggravati dalla crudeltà, dall’accanimento chirurgico, dal surmenage operatorio in voga alla clinica Santa Rita di Milano. Quello che i sostituti procuratori della Repubblica, Grazia Pradella e Tiziana Siciliano, qualificavano nella loro richiesta di arresto a carico di tre medici della casa di cura, come «sciacallaggio chirurgico».


Lo sciacallaggio non si ferma agli 86 casi di interventi invasivi e indebiti, in assenza di patologie che li giustificassero, ai 5 casi di morte in sala operatoria, qualificati come omicidi volontari. All’analisi di Guardia di finanza di Milano e periti della Procura ci sono una ventina di altre morti sospette, pazienti per i quali probabilmente non c’era o non era scattato il cosidetto «timing chirurgico».


Ma il primario del reparto di Chirurgia Toracica, la macelleria della santa Rita, dottor Pier Paolo Brega Massone da San Vittore grida innocenza: «Ho sempre pensato al bene degli ammalati, con scienza e coscienza — riferisce il suo legale, Giuseppe Cannella — Forse qualche intervento al seno era annotato con un drg (il formulario che indica per ogni patologia un rimborso da parte della Regione, ndr) sbagliato». Non chiamiamole ammissioni. Lui si difende di fronte al giudice delle indagini preliminari Micaela Curami.

 

L’ALTRO, l’aiuto primario, Pietro Presicci, opta per un decoroso silenzio: si avvale della facoltà di non rispondere. Gli altri, tutti agli arresti domiciliari, il proprietario Francesco Pipitone, il co-aiuto di Brega, Marco Pansera e i dieci primari accusati solo di truffa ai danni della sistema sanitario, saranno sentiti nei prossimi giorni.
E la Procura, se possibile, rilancia su questa storia di straordinario cinismo e orrore con le sue considerazioni. «Quadro accusatorio pieno, allarmante, e per certi versi, difficile a credersi», scrivevano nelle loro 272 pagine i sostituti procuratori Pradella e Siciliano il primo aprile scorso al giudice Curami.


«Come le condotte in esame abbiano potuto essere portate avanti... nella quasi totale indifferenza dell’ambiente sanitario milanese... rimane lo sconcerto nel constatare gravisismi fatti, l’iniziale incredulità che ha accomunato i consulenti, ma che non ha impedito loro di giungere a univoci giudizi sull’operato degli imputati Brega Massone, Presicci, Pansera». «Sistematica e costante scelta di intervenire chirurgicamente contro ogni necessità, logica ed opportunità, omettendo esami diagnostici, consulti di specialisti (in pneumologia ed oncologia), disattendendo persino pareri di radiologi ed anestesisti...» . «Plurimi interventi non solo e semplicemente invasivi, ma consistiti in asportazione, spesso irrimediabilmente demolitive, di parti del corpo (polmoni, pleure, seno, nodi linfatici, segmenti ossei del torace) la cui importanza è intuitiva».

 

MA C’È di più, raccontavano i pm: «Molti (la maggior parte) di questi abnormi interventi ha riguardato persone o di età molto avanzata, in condizioni di salute già gravemente compromesse da altre patologie con prognosi infausta, come tumori o gravi malattie cardiache».
Ma sono i periti della procura a disegnare il quadro agghiacciato: al signor M. L. «non doveva essere fatto assolutamente nulla se non controllare il dolore! A 87 anni, dato un tumore inoperabile, la terapia può essere solo palliativa. Diminuire la sofferenza, non aumentarla con interventi inutili e pericolosi». Per la signora J. C. «l’intervento sarà di plastica del diverticolo e di duplice resezione parziale polmonare…. il fatto è che il diverticolo del terzo medio dell’esofago non è di competenza chirurgica in quanto non costituisce ostacolo al transito. A maggior ragione, non doveva essere operato in una signora quasi novantenne che era stata riabilitata talmente bene da giungere, al letto operatorio… disidratata! Ma perché dal reparto di medicina un caso del genere viene trasferito in chirurgia? E che ci va a fare in riabilitazione? E perché l’anestesista non si oppone a un comportamento così palesemente aberrante? La signora avrebbe dovuto essere nutrita e lasciata in pace!».

 

E DA ULTIMO, scrive il consulente per il paziente C. (affetto da carcinoma): « …due interventi inutili.Aveva solo bisogno di trattamenti palliativi dove la chirurgia inutile aggiunge sofferenza alla sofferenza!». Sofferenza, concludevano i pm, torture: «inflitta a persone particolarmente fragili, per età o patologia».