{{IMG_SX}}Milano, 10 giugno 2008 -''Ho sempre pensato al bene degli ammalati''. Cosi' Pier Paolo Brega Massone, l'ex primario della clinica Santa Rita di Milano, ha risposto al gip Micaela Curami, secondo quanto riferito dal suo avvocato Giuseppe Cannella, durante l'interrogatorio di garanzia nel carcere di San Vittore.

 

LE INTERCETTAZIONI

La smania di eseguire il numero più alto di operazioni chirurgiche possibile, così la definiscono i pm milanesi Grazia Pradella e Tiziana Siciliano, del dottor Pier Paolo Brega Massone della clinica Santa Rita sembra emergere da alcuni passaggi di una telefonata intercettata tra lo stesso Brega Massone e Gianluca Merlano, anch'egli coinvolto nella indagine.

 

- Merlano: «Cioè tu pescavi dall'Oltre Po pavese?».

- Brega Massone: «Ma io pescavo dappertutto, da Lodi, dove tiravo fuori le mammelle, poi ho cominciato a pescare anche i polmoni... dall'Oltre Po pavese, da Pavia, da Milano ormai perchè comunque tutti i miei ex pazienti in istituto mi seguono e ancora adesso.... Oggi ne sono venuti tre a Pavia di pazienti che venivano lì a far le visite, continuano a telefonarmi e mi dicono anche a pagamento noi veniamo da lei..... Quindi voglio dire, cioè, io avevo ormai un giro che mi ero creato con il mio modo di fare.... Essere disponibile a qualsiasi ora... ancora adesso pensa che questi ultimi 15 giorni avrò fatto 35-40 visite gratis....».

- Merlano: «Sì, sì».

- Brega Massone: «Di gente che mi chiama, viene, mi porta le lastre. Stasera è venuta la mamma di quella paziente down, poverina, voglio dire cioè qui il problema è che loro non si rendono conto che comunque trovare un paziente che abbia.... Ma tu ricordati Volpato.... il quale era un professore universitario... Quanti cazzi di interventi faceva? Quattro al mese... Si ciucciava tutto lui, si faceva venire quei quattro sfigati, con la storia che era dell'università, gratis, che lo portavano in macchina avanti e indietro e si beccava lui alla fine il Drg e faceva sei-sette massimo... Gli ho visto fare sette pazienti ma neanche tutti polmoni... Sette, non so se tu prendi 800 euro per polmone, sette per otto fa 5.600 euro....».

- Merlano: «Uhm».

- Brega Massone: «No? Con cosa ci paghi? Con 5.000 euro lordi che sono già 4.000 e di quei 4.000 netti cosa ne prendi, due tu e uno gli altri due? Ma gli altri due per uno ci sputano in faccia.... Ciò non vengono a fare il giro o stanno lo lì, capito?».

- Merlano: «Certo».

- Brega Massone: «Ma sì, cioè i numeri sono questi! Cioè o tu fai 15 polmoni, o altrimenti non puoi pagare una equipe.... E per fare 15 polmoni... auguri... e no, dico, poi se sei fortunato che in un mese ti arrivano quattro politraumi e non so dieci fratture costali, ma cosa fai ti metti ad operare dieci fratture costali perchè non hai pazienti?».

- Merlano: «Uhm».

- Brega Massone: «Poi fra un pò arriva la Asl, che già è saltata addosso a me per delle cazzate, immagina se tu gli operi delle fratture costali che sono un Drg medico... cioè capisci?».

 

Diverse sono le intercettazioni telefoniche contenute nella indagine sulla clinica milanese Santa Rita nelle quali Pier Paolo Brega Massone, uno degli arrestati, con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, discute su quanto possano rendere determinate operazioni chirurgiche in relazione ai Drg (i moduli dai quali si deduce il rimborso dal Sistema sanitario nazionale per le patologie, ndr). In una di queste telefonate, Brega Massone, a colloquio con un certo Aldo, afferma, riferendosi ad una paziente: «Cioè nel senso... ha solo magari un drenaggio..., se fai lo svuotamento.... Voglio dire... dal punto di vista della cosa... per esempio... la mammella è una di quelle cose che... non rende moltissimo a livello del Drg.... Però sono tutti...., però insomma, dipende.... Se ha i linfonodi positivi sono anche... voglio dire 5.000 mila euro di Drg...».

 

GLI INTERROGATORI


Oggi pomeriggio poco prima delle 15 a dare il via agli interrogatori a San Vittore è stato il dottor Fabio Presicci che però ha impiegato pochi minuti davanti al gip Micaela Curami e al pm Grazia Pradella per spiegare: "Ho deciso di avvalermi per ora della facoltà di non rispondere, ho bisogno di tempo per leggere gli atti". Aggiunge il legale Daniela Mazzocchi: "Presicci presto parlerà e dirà la sua".
 

Pierpaolo Brega Massone, invece, risponde per due ore assistito dall'avvocato Giuseppe Cannella. "Il mio cliente ha affermato di aver sempre agito nell'interesse dei pazienti, ha difeso la propria attività di medico, ha respinto le accuse di truffa, lesioni gravissime e di omicidio aggravato dalla crudeltà. Il resto lo faremo con consulenze che contrasteranno quelle della procura di Milano. Finora hanno agito solo loro adesso tocca a noi".
Cannella informa che sta valutando "sia una richiesta di scarcerazione al gip sia il ricorso al Tribunale del Riesame, ma per ora nessuna istanza". Brega Massone, comunque, nel difendersi avrebbe fatto alcune prime parziali ammissioni di irregolarità avvenute alla clinica Santa Rita. "Le codifiche riguardo alle operazioni al seno non erano appropriate" avrebbe detto il professionista spiegando però che tali iniziative erano dovute al direttore sanitario, incarico ricoperto prima sa Maurizio Sampietro e poi da Gianluca Merlano, entrambi nell'elenco degli indagati arrestati con il beneficio della detenzione in casa.
 

 

FORMIGONI

La Regione Lombardia ha sospeso oggi ''a tempo indeterminato'' il contratto alla clinica milanese Santa Rita al centro di una inchiesta che ha portato all'arresto di 14 persone. A dare l'annuncio della sospensione firmata dal direttore generale dell'Asl Milano Citta' e' stato Roberto Formigoni. Il presidente della regione Lombardia, all'indomani dell'arresto di 14 persone, tutti medici o ex medici e il titolare della Casa di cura Santa Rita di Milano con l'accusa di aver effettuato operazioni anche quando non necessarie per incassare più soldi dal Sistema sanitario nazionale, parla di "responsabilità personali e chiama "l'ordine dei medici ad un'assunzione forte di responsabilità personale".


"Il sistema di controlli che abbiamo sviluppato in questi anni - osserva Formigoni a margine dell'assemblea di Unioncamere a Brescia - ci ha permesso d'individuare numerosi casi di violazione anche nella stessa clinica Santa Rita. Abbiamo interrotto per due mesi l'anno scorso l'attività di clinica e di chirurgia della Santa Rita, abbiamo revocato il pagamento di un milione e mezzo di euro: quindi li avevamo già sanzionati".


Formigoni afferma che "oggi quello che è emerso e che non poteva che emergere attraverso un'indagine della magistratura per la complicazione che è sotto gli occhi di tutti, ci porterà ad essere parte civile, a valutare eventualmente sulla revoca dell'accreditamento, facendoci carico delle centinaia di lavoratori che spendono la propria vita in quella clinica, delle centinaia di pazienti che vi sono ricoverati".


Il governatore fa notare che "Regione Lombardia ha già collaborato in questi mesi con la magistratura per mettere alla luce ciò che è venuto fuori". E afferma che "quello che è emerso ha a che fare con il crimine, quindi mette in gioco innanzitutto le responsabilità personali dei medici che vi sono coinvolti, gente che ha studiato, che ha giurato di lavorare per il bene e per la salute dei cittadini e che ha tradito in maniera così grave il giuramento di Ippocrate che aveva fatto".


Formigoni difende l'efficienza dei sistemi di controllo della Regione: "Noi li rivediamo 3, 4 volte all'anno - spiega - Ogni 3 o 4 mesi presentiamo in giunta un metodo per formare ancora meglio il personale, per potenziare i controlli, abbiamo il sistema di controlli migliore di tutt'Italia. Eseguiamo - ribadisce - più del doppio dei controlli che sono richiesti dalla legge nazionale, il 5 per cento di tutto ciò che dal punto di vista sanitario viene compiuto in Lombardia".

Ma "alcuni casi particolari di violazione", come quello della clinica Santa Rita, "potevano nascere soltanto dalla denuncia di un malato che si è rivolto giustamente alla magistratura, che dopo mesi e mesi d'indagine ha svelato questa cosa".

 

DIFESA: NOTAIO PIPITONE NON C'ENTRA NULLA

Il primo a cercare di prendere le distanze dagli altri arrestatoi è il padrone della clinica Francesco Pipitone, 75 anni, al quale il gip ha risparmiato il carcere concedendo i domiciliari solo per ragioni di età. Attraverso il suo legale, Enzo Brienza, Pipitone fa sapere che lui "non c'entra nulla".
Spiega l'avvocato: "Se corrispondono alla verità le cose scritte nell'ordinanza di arresto la responsabilità è dei medici, erano loro ad andare in sala operatoria. Il dottor Pipitone verificava la professionalità dei chirurghi da assumere e basta. Non si occupava certo delle pratiche riguardanti i rimborsi. Il primario Pierpaolo Braga Massone nel settembre scorso era stato allontanato, licenziato perchè si era comportato scorrettamente in alcune operazioni chirurgiche. Anzi adesso ha una causa di lavoro in corso con la Santa Rita".
Per il legale Pipitone "ha sempre rispettato le regole, ciò che dice la procura che ha lavorato per un anno con i propri consulenti è tutto da provare. Anche noi faremo delle perizie affidate a persone esperte e di nostra fiducia. Pipitone può essere accusato al massimo di concorso morale, non certo materiale". Pipitone al pari degli altri indagati ai domiciliari fornirà la sua versione dei fatti a verbale tra la fine di questa settimana e l'inizio della prossima.