{{IMG_SX}}ROMA, 4 giugno 2008 - Ultim'ora: il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso dei Cobas: gli esami di recupero si faranno. I Cobas avevano chiesto di sospendere e annullare il decreto del Ministero dell'Istruzione che ha istituito il recupero dei debiti scolastici.

 

"Nel caso in esame, non si ritengono presenti i presupposti di diritto e di fatto ai quali le vigenti norme ancorano la possibilità che venga disposta, da parte dell'Amministrazione competente - previo conforme parere del Consiglio di Stato - la sospensione dell'atto impugnato ai sensi dell'articolo 8 del d.P.R. 24 novembre 1971, n. 1199 e dell'articolo 3, comma 4, della legge 21 luglio 2000, n. 205".


È quanto si legge nel dispositivo con il quale il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso d'urgenza persentato dai Cobas della scuola contro il Decreto Fioroni relativo al «recupero delle carenze scolastiche». Gli esami di recupero dei debiti scolastici, quindi si terranno nei mesi di luglio, agosto e i primi di settembre (a discrezione delle amministrazioni scolastiche). Solo in un caso gli 'esami di riparazionì potrebbero saltare: con un nuovo decreto del ministro Maria Stella Gelmini.


In particolare, scrivono i giudici della prima sezione del Consiglio di Stato presieduta da Giorgio Giovannini "non si ritiene allo stato sussistente, attese le ragioni addotte nel ricorso, il requisito del fumus boni juris; che, pertanto, l'istanza incidentale di sospensione non è da accogliere".
 

 

 

LA LINEA DURA DEL MINISTRO

di Silvia Mastrantonio

MENO rigidità ma con l’imperativo che «i debiti vanno recuperati prima dell’avvio del nuovo anno scolastico». Il ministro della pubblica Istruzione Mariastella Gelmini ha parlato, per la prima volta, del problema dei debiti formativi che toglie il sonno a migliaia e migliaia di famiglie. Come già anticipato nei giorni scorsi dal nostro giornale, la Gelmini sarebbe intenzionata a sospendere l’ordinanza Fioroni ma a mantenere in vita il decreto, eliminando le eccessive rigidità del provvedimento soprattutto per quanto concerne le 15 ore minime obbligatorie di corso di recupero e le scadenze temporali (entro il 31 agosto).

 

MA SOPRATTUTTO, il ministro ha la necessità di attendere il pronunciamento di oggi del Consiglio di Stato al quale si sono rivolti i sindacati di base (Cobas) per chiedere la sospensione dell’ordinanza ministeriale 92 proprio sul tema debiti scolastici. E seppure una nota del Ministero, a sera, specificava che il termine ultimo del 31 agosto resta immutato, la successiva precisazione relativa a «eventuali deroghe» che «dovranno essere valutate anche in relazione alle implicazioni organizzative derivanti dall’avvio del prossimo anno scolastico» lascia intendere che la «flessibilità» sarà la sostanza del provvedimento. Eliminato il paletto delle 15 ore obbligatorie e restituita autonomia decisionale agli istituti, è facile prevedere che i corsi saranno organizzati in luglio e le prove nei primi giorni di settembre, ovvero prima dell’avvio dell’anno scolastico. Come accaduto negli anni scorsi.

 

OGGI si conoscerà la decisione e intanto la Gelmini, che ieri ha incontrato rappresentanti delle organizzazioni dei genitori e di quelle degli studenti, ha chiarito quali saranno le sue linee-guida. Intende portare avanti un intervento per «ammorbidire» le norme varate dal suo predecessore solo per meri problemi organizzativi, ma intende mantenere il principio della serietà per restituire credibilità alla scuola. Resta comunque fissato l’avvio delle lezioni per il quale la Gelmini ha escluso deroghe. Inoltre le scuole chiedono risorse in più per portare a termine i corsi e il ministro ha garantito nuovi fondi.

 

PER DIRLA chiara sulla propria linea di pensiero, il ministro ha affermato di non essere «contraria al ritorno degli esami di riparazione». Posizione subito contestata dagli studenti delle organizzazioni di sinistra e in particolare dall’Uds che chiedeva una «sanatoria» per i debiti di tutti gli alunni. Ma questo è un discorso a venire che sarà affrontato nell’ambito di un progetto «condiviso». La Gelmini, infatti, ha detto di non pensare a riforme generali ma a un cammino di confronto che tenga in conto le posizioni, oltre dei docenti, degli studenti e delle famiglie, anche dell’opposizione. «Mi auguro — ha detto il ministro — che temi tanto delicati come quelli dell’università e della ricerca possano essere affrontati senza cadere in uno scontro politico ideologico come è avvenuto spesso nel nostro Paese senza contribuire a risolvere i problemi».


Così mentre le ore passano e 7 milioni e passa di giovani frequentatori dei banchi si preparano alla chiusura degli istituti, resta il rebus di quelle lacune da colmare che, probabilmente, saranno «sanate» percorrendo la via già tracciata negli anni precedenti e comunque nei primissimi giorni di settembre, prima dell’avvio del nuovo ciclo di studi, secondo modalità stabilite dai singoli istituti.

 

IERI, frattanto, l’ex sottosegretario all’Istruzione Valentina Aprea ha presentato una proposta di legge che prevede le scuole trasformate in Fondazioni, risorse distribuite secondo il principio che «i soldi seguono gli studenti», carriera per i professori, albi regionali degli insegnanti e un contratto ad hoc per la categoria: una vera «rivoluzione» rispetto all’attuale sistema scolastico.