{{IMG_SX}}Milano, 3 giugno 2008 - Il suo sfogo era l’insegnante. Con lei aveva parlato tante volte dei suoi genitori musulmani, che le impedivano di uscire di casa e di essere libera come tutte le altre ragazze. E così, quando sabato sera, dopo l’ennesima razione di schiaffi per essere tornata tardi dal teatro e dalla pizza con gli amici, ha deciso di denunciare alla polizia il padre e la madre, prima ha mandato una e-mail alla professoressa: "Non ne posso più di loro. Mi maltrattano, mi costringono a pregare un Dio in cui non credo, mi insultano". E la risposta dell’insegnante è stata: denunciali pure. È nata così la ribellione di Shina, la studentessa di 16 anni originaria del Bangladesh, che stanca di subire botte dal padre e dalla madre ha chiamato la polizia. Ora Shina si trova in una comunità protetta, mentre i genitori sono stati denunciati per maltrattamenti.

 

Un caso che non si può minimamente paragonare a quello di Hina Saleem, la 20enne pakistana sgozzata dal padre perchè voleva vivere all’occidentale. Shina, la studentessa del Bangladesh, collezionava al massimo qualche razione di sberle. Tanto è vero che all’ospedale Fatebenefratelli, dove è stata trasportata subito dopo la denuncia, le hanno trovato qualche escoriazione al gomito e un livido al ginocchio. Ma restano i forti dissapori con i genitori, la cui natura, però, va ricercata più in un contrasto generazionale, che non nel solito integralismo musulmano contrario alle donne.

 

È chiaro che un certo radicalismo religioso assorbito fin dall’infanzia, puo aver avuto il suo peso nel comportamento inflessibile dei genitori. Ma per il resto il padre e la madre di Shina sono due persone normali, discretamente integrate e neanche tanto praticanti, tanto è vero che a casa si mangia anche carne di maiale. È Shina stessa a confermarlo nelle sue tante lamentele con le amiche e le professoresse. "Voglio essere vegetariana e mi riempiono di wusterl e di carne". Ma la ragazza protesta soprattutto perchè vuole essere più libera, uscire la sera e andare a teatro, la sua passione. A scuola, un Istituto tecnico, conoscono la sua situazione e cercano di intervenire.

 

Organizzano dei centri di ascolto, ai quali invitano Shina e i suoi genitori per un confronto, ma i genitori non si fanno mai vedere. Anzi, pare siano infuriati con l’insegnante, colpevole a dir loro di aizzare la figlia. Ma da parte loro non c’è alcuna malleabilità. Con i figli sono di una severità terribile. Con i tre più piccoli di 14, 11 e 8 anni, ma soprattutto con Shina, la più grande, che infrange tutte le regole. Con lei alzano spesso le mani e lo fanno anche sabato notte, all’1.30, quando torna dal teatro e dalla pizza e malgrado gli amici, per proteggerla, avessero telefonato per chiedere il permesso di fare un po’ tardi. È a quel punto che Shina ha deciso di denunciarli, chiamando il 113. Lo ha fatto il giorno dopo, domenica, approfittando di essere rimasta sola in casa con i fratelli. Ma la questione è ancora da chiarire. La polizia ritiene che "effettivamente vi siano problemi di disagio familiare" e che il racconto della giovane studentessa sia "credibile". Per dare, però, una risposta precisa al problema "è necessario fare ulteriori verifiche e soprattutto far intervenire psicologi e assistenti sociali".