{{IMG_SX}}Bologna, 3 giugno 2008 - Cresce il malumore nel carcere bolognese della Dozza, dov’è rinchiusa da 13 giorni Anna Maria Franzoni. Le altre detenute sono furenti per il trattamento di favore di cui godrebbe la mamma di Cogne. E la polizia penitenziaria lancia l’allarme: «C’è il rischio — dice Flavio Menna, segretario provinciale del sindacato Ugl — che la protesta delle altre detenute, già manifestata pubblicamente in altri istituti, scoppi in modo evidente proprio qui alla Dozza». Il riferimento è alla lettera pubblicata dal Manifesto in cui le detenute di Rebibbia chiedono perché Anna Maria goda di privilegi come incontrare da sola nel giardino del carcere i suoi figli. Prima della lettera romana, a dir la verità, a Bologna c’era stato ben di peggio: la notte dell’arrivo di Anna Maria alla Dozza, il 21 maggio, si scatenò la rabbia delle altre recluse. Stoviglie sbattute contro lo sbarre, insulti, urla all’indirizzo della Franzoni.

 

Nei giorni seguenti si è cercato da più parti di ridimensionare quell’episodio. La direzione del carcere, l’avvocato Desi Bruno, Garante dei diritti dei detenuti, la stessa famiglia di Anna Maria: tutti hanno smentito la contestazione, spiegando che il rapporto con le altre detenute era, ed è tuttora, ottimo.


Ma la calma, se mai c’è stata, è durata poco e ora la tregua sembra finita: nel mirino ci sono appunto i (presunti) privilegi di Anna Maria. Una «corsia preferenziale» che proprio non va giù alle altre detenute, che lamentano un trattamento ben diverso dall’illustre «collega» e sono pronte a unirsi alla protesta che si sta allargando alle altre carceri. «La Franzoni continua a incontrare i figli nel giardino del carcere con orari elastici rispetto al regolamento — aggiunge Menna — e il marito e il suocero continuano a entrare con la loro auto dal cancello principale senza controlli, invece che dall’ingresso riservato ai parenti dei detenuti. All’interno del penitenziario esiste un problema di regole non uguali per tutti, a dispetto di quanti continuano a smentire.

 

Questo problema c’è, crea parecchio malumore e rischia di sfociare in una protesta ben più accesa. E in quel caso — conclude il sindacalista — temo che ci sarebbero forti difficoltà a farvi fronte, data la scarsità di personale alla Dozza, dove gli operatori di polizia sono 600 sulla carta ma in realtà solo 200 a causa dei distacchi vari, e i detenuti, che dovrebbero essere 400, sono oltre mille». Menna, che è anche capogruppo di An nel Comune bolognese di Monteveglio, scriverà al presidente della Camera Gianfranco Fini, al ministro delle Difesa Ignazio La Russa e al ministro della Giustizia Angelino Alfano, «per chiedere che dispongano controlli alla Dozza». Peraltro, ormai è dato per scontato il trasferimento di Anna Maria nel carcere di Venezia. La ricostruzione di Menna è però respinta dal provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Nello Cesari, ossia l’uomo che sovrintende a tutte le carceri emiliano-romagnole.

 

«Non c’è alcuna protesta — dice — alcun malumore alla Dozza. La Franzoni è come tutte le altre detenute, fa socialità insieme con loro. Non ha privilegi o favoritismi. Vede i figli secondo i tempi e le modalità previste dalla legge, non in giardino, ma in ludoteca. Se ci sono state proteste in altri istituti credo siano assolutamente strumentali». Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe): «Smentisco categoricamente che ci siano stati privilegi. La signora Franzoni ha fatto i colloqui, previsti anche per tutte le altre detenute, all’interno della sala colloqui e non è vero che i familiari sono entrati all’interno del carcere con la macchina, ma sono arrivati soltanto fino alla portineria per evitare che i bambini fossero ripresi dalle telecamere». Va detto, comunque, che l’assedio mediatico dei primi giorni non c’è più davanti alla Dozza.


«Per quanto riguarda il presunto colloquio fatto nell’area verde — conclude Durante — uno spazio appositamente adibito all’interno del carcere, non è stato fatto, seppur previsto, sia per la Franzoni sia per le altre detenute. E’ stato, invece, rinviato per la pioggia di questi giorni. Si farà come si fa sempre anche per le altre detenute».