{{IMG_SX}}Napoli, 31 maggio 2008 - L'emergenza rifiuti in Campania mette in allarme la Marina militare degli Stati Uniti, pronta a ricorrere a misure straordinarie per tutelare il proprio personale di stanza a Napoli e dintorni. Lo scrive il quotidiano 'La Stampa' evidenziando che vi sarebbe la possibilità da parte dei vertici del Pentagono di ordinare test su scala più ampia dopo aver ricevuto i risultati delle rilevazioni pilota effettuate su campioni di acqua corrente e terreni residenziali, e, in casi più estremi, il riconoscimento di particolari indennizzi ai dipendenti locali.


Il quotidiano riferisce come
"i fastidi riportati con sempre maggiore frequenza dal personale delle basi, come prurito agli occhi e irritazioni cutanee" hanno contribuito nella decisione di far fare degli accertamenti a degli specialisti. "Una squadra di esperti sarà a Napoli nel fine settimana per fare valutazioni e, di concerto con le autorità italiane, per adottare le opportune misure", spiega infatti a 'La Stampa' Hugh Sox, il portavoce del Centro per la Salute pubblica del Corpo della Marina e dei Marine di Nortfolk, in Virginia.
 

"La gestione delle rilevazioni pilota - si legge sul quotidiano - iniziate il 9 maggio, è stata affidata a Tetra Tech, una società americana indipendente specializzata in test ambientali, che una volta raccolti i campioni li ha inviati al centro di Rodenbach, in Germania". I risultati sono attesi per la prossima settimana.


"Si tratta di campioni prelevati da meno di una decina di siti individuati secondo criteri statistici, e in caso i risultati diano esito positivo, si procederà a esami su scala più ampia", spiega a 'La Stampà il comandante Wendy Snyder, portavoce del 'Us Naval Force Europe'. "Servono a capire -riferisce- se nei campioni di terreno e di acqua corrente siano presenti elementi inquinanti come pesticidi, diossina, metalli tossici e Pcb (in chimica bifenil policlorato) e i risultati saranno quindi utilizzati dagli esperti per valutare potenziali ricadute sugli esseri umani".
 

"Se i timori diventassero certezze - conclude il quotidiano - la Marina americana potrebbe essere costretta ad adottare misure cautelative, nella forma ad esempio di indennizzi ai dipendenti, simili a quelli previsti per il personale impiegato in zone a rischio di guerra o malattie".