{{IMG_SX}}BOLOGNA, 22 MAGGIO 2008 - Ci sarebbero state proteste all'arrivo di Anna Maria Franzoni nel carcere bolognese della Dozza. Secondo quanto e' filtrato, nella sezione femminile alcune detenute l'avrebbero 'accolta' con grida e insulti, affermazioni come ''assassina'' e ''vattene'', e con il fragore delle stoviglie sbattute contro le sbarre. Il tutto per alcune decine di minuti, poi la protesta e' rientrata. Qualche altro insulto, isolato, si sarebbe ripetuto nei suoi confronti anche in mattinata, quando la donna ha percorso i corridoi dell' istituto di pena.

 

PRIMO GIORNO

Primo giorno in carcere, alla Dozza di Bologna, per Anna Maria Franzoni per la quale ieri è arrivata la conferma dalla Corte di Cassazione a 16 anni di carcere per l'omicidio del figlio. La donna "sta bene ma è preoccupata per i suoi figli"; a riferirlo è stato Paolo Nanni, consigliere regionale dell'Italia dei Valori che questo pomeriggio ha visitato, insieme alla collega del Pd Gabriella Ercolini, la casa circondariale.

 

"E' preoccupata per i suoi figli che potrà vedere durante sei colloqui mensili, sta bene ed è stata a colloquio con lo psicologo" ha raccontato ai cronisti Nanni aggiungendo che la Franzoni "sta proseguendo i colloqui con il personale sanitario, è trattata bene ed è in una cella singola, da sola".

 

I due consiglieri hanno parlato con la vice direttrice del carcere, ma non hanno visto la Franzoni; pare che non abbia incontrato la nuora neanche Mario Lorenzi, arrivato alla Dozza intorno alle 13, che si sarebbe limitato a consegnare al personale dell'istituto penitenziario i suoi effetti personali.

 

 Chi l'ha incontrata in carcere è stato colpito dal suo sguardo che non ha lasciato trasparire nessuna emozione. Jeans, maglia scura, scarpe basse, capelli curati, è stata alloggiata in una cella singola dove, per il momento, è sorvegliata a vista da due agenti. Con quello sguardo perso nel vuoto, ''come se non accadesse a lei'', come ha commentato un avvocato bolognese che l'ha incontrata nei corridoi del carcere.

 

In mattinata lungo la strada che fiancheggia la casa circondariale era apparso un cartello di solidarietà per Anna Maria Franzoni: "Dipingetevi la faccia di un rosso vergogna. Liberate una mamma innocente" diceva lo striscione portato da due cittadini che non conoscono direttamente la donna ma che si sono detti convinti della sua innocenza.
 

LA DIFESA: "NON FINISCE QUI"

«Speravamo molto in un esito differente ma la battaglia non finisce qui, ci sono ancora strumenti giudiziari che possiamo utilizzare: nel corso del procedimento Cogne-bis sarà possibile intervenire per la ricerca effettiva della verità». Così l'avvocato Paolo Chicco, difensore, assieme al professor Carlo Federico Grosso, di Annamaria Franzoni, nel processo in Cassazione, commenta il verdetto pronunciato stasera dalla Suprema corte con cui diventa definitiva per la mamma di Cogne la condanna a 16 anni di reclusione.

«È un momento difficile - afferma il penalista - ma voglio ricordare che siamo intervenuti in questo processo alle ultime battute e siamo riusciti a riportarlo nei binari della normalità, facendo dimezzare in appello la condanna emessa in primo grado. Abbiamo riportato il professor Grosso del collegio difensivo e presentato in Cassazione 200 pagine di ricorso, che ha determinato la procura generale a impegnare il suo uomo migliore, l'avvocato generale Gianfranco Ciani».

Anna Maria Franzoni ''non doveva essere condannata'': e' l'opinione che il professor Carlo Federico Grosso, uno dei legali della mamma di Samuele Lorenzi,  in merito alla pronuncia della Corte di Cassazione.
''Continuo a ritenere - ha detto - che dagli atti del processo non emerga nessuna prova certa della responsabilita' di Anna Maria Franzoni. Senza la prova certa, il nostro ordinamento penale non consente di condannare''.

 

INDULTO

 

La procura generale di Torino oggi ha chiesto l'applicazione dell'indulto per Anna Maria Franzoni.
L'iniziativa e' dettata dalla norma. Per la madre di Samuele questo comporta uno sconto di tre anni della pena.