{{IMG_SX}}FIRENZE, 5 maggio 2008 - "NON RIESCO più a dormire, passo le ore davanti al telefono. Ormai vivo soltanto di caffè. Mio marito è malato, mio figlio è ancora un ragazzino. Da dieci giorni sono rinchiusi in carcere per colpa di una chat line. Ma questa non è realtà virtuale, questo è il dramma di una famiglia che ora rischia di perdere tutto e che vive giornate da incubo".


Rosalba fuma nervosamente in salotto. Dal 26 aprile non ha più notizie del figlio e del marito, i due fiorentini che sono stati arrestati a Swindon, nel sud dell’Inghilterra, per aver tentato di rapire, secondo l’accusa, una ragazza che volevano soltanto aiutare. Rosalba piange. "Ora ho davvero paura. Eppure si è trattato di un banalissimo equivoco nato su Internet".

 Luca (il nome è di fantasia) ha 17 anni. Il padre è malato, soffre del morbo di Basedow, una forma di ipertiroidismo autoimmune. Da dieci giorni sono rinchiusi in due diverse carceri dell’Inghilterra meridionale. Non sanno se usciranno, non sanno neppure quando saranno ascoltati da un giudice. Rosalba si alza, cammina, si siede ancora, niente foto, assolutamente, ma parla a ruota libera.



"TUTTO è iniziato nel luglio del 2007 quando mio figlio, giocando in rete a Word of warcraft, ha conosciuto una ragazzina anglo-pachistana di 15 anni. Per due mesi niente di strano. Poi, alla fine di settembre, lei ha cominciato a confidarsi: ‘Mia madre mi picchia, penso spesso alla morte, ho intenzione di suicidarmi. Se non avessi te, forse lo avrei già fatto’. In sei mesi — spiega ancora Rosalba — si sono scambiati 29mila righe di testo".

 Il rapporto via chat prosegue anche in autunno. E con il passare del tempo aumenta anche la frequenza. Come se fosse una rete da cui non è più possibile uscire. Lei lo fa sentire importante, lo responsabilizza, gli dice che rappresenta il suo unico motivo di vita. Luca, da ragazzo semplice, ci crede, finisce per innamorarsene.
"A Natale — continua Rosalba — abbiamo deciso di invitare la ragazza e la madre a Firenze. Volevamo capire, volevamo solo conoscerli e aiutarli. Avevo trovato una stanza in affitto vicino a casa nostra, ma la ragazza ci ha scritto che la madre aveva perso il lavoro e che non sarebbero più potute partire".


IL RAPPORTO via chat prosegue ancora. E proseguono anche i racconti degli abusi subiti, le foto con i lividi sulle gambe che la ragazza invia a Luca e quegli strani disegni in cui veste la madre da diavolo e si rappresenta con un coltello conficcato in testa. "Luca si preoccupava, voleva fare qualcosa per aiutarla. A marzo le ha spedito un cellulare con una scheda prepagata perché la madre le aveva sfasciato il computer". Ma non basta, Luca vuole partire. "Siamo riusciti a dissuaderlo — spiega la mamma — anche perché ci ha fatto vedere un messaggio in cui la ragazza spiegava che stava per scappare di casa e che se qualcuno l’avesse cercata si sarebbe sicuramente uccisa. Lui però soffriva, aveva paura che si facesse davvero del male. Ecco perché mio marito ha deciso di accompagnarlo in Inghilterra. Volevamo solo capire", ripete Rosalba.


"Volevamo solo conoscerla e renderci conto di persona della situazione. Le abbiamo mandato un telegramma per avvertirla, figuriamoci se volevamo davvero rapirla! Il 25 aprile sono partiti con un volo per Bristol. Poi hanno raggiunto Swindon e si sono sistemati in albergo. Prima di andarla a trovare, però, le hanno telefonato. Ha risposto la madre, ha detto di aspettare e ha spiegato che li avrebbe chiamati un’ora più tardi. Invece non si è fatta viva. Loro hanno richiamato e lei le ha detto di attendere ancora. Poi, sono arrivati i poliziotti e li hanno arrestati per aver tentato di rapire una minorenne".

 
Rosalba si accende l’ennesima sigaretta. "Luca deve andare a scuola. Mio marito ha bisogno di medicine e di cure particolari. Fa l’operaio, ora rischia di perdere anche il lavoro. Mi sono rivolta a un legale sfogliando l’elenco telefonico. Ho chiamato la Farnesina e il consolato italiano a Londra, ma ci hanno fornito solo risposte vaghe ed evasive. Il 2 maggio dovevano essere interrogati dal giudice, ma l’udienza è stata rinviata al 9 o al 14, non sono ancora riuscita a capirlo". Rosalba si alza, prende il telefonino.


"LEGGA, controlli che assurdità. La madre della ragazza mi ha appena mandato un messaggio: ‘Non c’entro niente con la polizia, Luca è come se fosse mio figlio, non resta che pregare Dio’. Quella donna mi ha addirittura invitato a dormire a casa sua in attesa dell’udienza. Così se parto, arrestano anche me". Rosalba sorseggia un altro caffè. "Ho paura, non possiamo perdere tutto per colpa di Internet. Questa è realtà, non è più solo realtà virtuale".