{{IMG_SX}}Foggia, 8 marzo 2008 - Monsignor Domenico D'Ambrosio, vescovo di San Giovanni Rotondo e delegato per la Santa Sede delle Opere di Padre Pio, è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Foggia per violazione di sepolcro e vilipendio di cadavere.

L'iscrizione nel registro degli indagati del prelato è avvenuta a seguito della denuncia di ieri dell'associazione "Pro Padre Pio", contro la riesumazione delle spoglie di San Pio da Pietralcina e l'esposizione del corpo ai fedeli, in programma il 24 aprile prossimo.

 

Dalla Procura fanno sapere che l'iscrizione di Monsignor D'Ambrosio nel registro degli indagati è solo un atto dovuto, anche perchè nel caso della riesumazione il vescovo avrebbe avuto solo una funzione di vigilanza.

 

FIDUCIA NELLA GIUSTIZIA

Esprime fiducia nella magistratura l'arcivescovo Domenico Umberto D'Ambrosio, delegato della Santa Sede per il Santuario e le Opere di San Pio da Pietrelcina, dopo la decisione della procura di Foggia di iscriverlo nel registro degli indagati come 'atto dovutò.

Il presule di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, e i frati minori Cappuccini della Provincia religiosa 'Sant'Angelo e Padre Piò hanno espresso "la loro piena fiducia nella magistratura nella consapevolezza che dalle indagini e dai pronunciamenti emergerà con ulteriore chiarezza la verità sull'esumazione e sulla ricognizione canonica del corpo di san Pio da Pietrelcina. Una verità - hanno sottolineato - che talvolta è stata distorta da un'opera di disinformazione e di divulgazione di false notizie".


Secondo D'Ambrosio e secondo i cappuccini "la stessa diffusione alla stampa della notizia dell'iscrizione dell'arcivescovo nel registro degli indagati sembra orientata alla ricerca di un clamore mediatico, non essendo certamente utile al raggiungimento della verità giudiziaria, e produce l'effetto di generare nell'opinione pubblica confusione e ingiustificati sospetti".

 
Monsignor D'Ambrosio e i Frati Minori Cappuccini si sono riservati di «avviare le iniziative nelle sedi competenti a tutela della verità» e auspicano che «dai giudici giunga al più presto una parola chiarificatrice e definitiva». «Nell'attesa pregano per il ravvedimento di quanti, per ingenuità o per dolo, hanno generato nocumento alla dignità sacerdotale di persone chiamate dal Signore a svolgere la missione attualmente esercitata», concludono D'Ambrosio ed i frati cappuccini riferendosi, pur senza citarla, all'associazione Pro Padre Pio che ha presentato la denuncia per il vilipendio di cadavere.