{{IMG_SX}}Como, 3 marzo 2008 - Rosa Bazzi, imputata per la strage di Erba insieme al marito Olindo Romano, è sembrata sull'orlo di una crisi di nervi quando, per la prima volta di fronte alla Corte d'assise di Como, ha respinto stamattina ogni accusa con voce tremante e tono monocorde: "Non siamo stati noi", "Non abbiamo così tanto odio". Le sue sono state dichiarazioni spontanee. Come il marito si è infatti rifiutata di rispondere alle domande. Per la prima volta dall'inizio del processo ha anche chiesto e ottenuto di lasciare l'aula, di rinunciare a quelle ore in gabbia in compagnia del marito. Momenti ai quali entrambi sembravano tenere molto. Non avrebbe retto, impassibile come altre volte, alla lettura della sua confessione del 10 gennaio 2007, avvenuta nel pomeriggio.

 

"Non avevamo così tanto odio per farle del male. Abbiamo sempre cercato di aiutarla", ha detto riferendosi a Raffaella Castagna, una delle quattro vittime. "Quando urlava e piangeva - ha continuato - noi chiamavamo i Carabinieri o suo padre". Una tesi difensiva analoga a quella del marito, che intende screditare la confessione, poi ritrattata: "Ci hanno detto che se non dicevo quello che dovevo dire avrebbero messo Olindo su un furgone e non lo avrei più visto. Per me lui è tutto". Una minaccia tale da indurla a confessare un delitto mai commesso.

 

"Io e Olindo non siamo saliti, non abbiamo fatto niente", ha detto l'imputata, consapevole che "serve a ben poco adesso dirlo, con tutte le dichiarazioni che ci hanno detto di dire". In quegli undici minuti di deposizione Rosa Bassi, vestita con jeans e maglione viola, è sembrata rassegnata: "Non siamo stati noi, so che non è facile dimostrarlo. E' stata tutta un'altra persona. Chiedo solo di non portarci via, di non allontanarci l'uno dall'altra, basta".

 

Dichiarazioni che l'avvocato di Azouz Marzouk, il tunisino ha passato l'udienza stringendo fotografie dei suoi familiari uccisi, ha definito "sconcertanti e calunniose" e tipiche di "lupi travestiti da agnelli". La giornata è proseguita con la lunga lettura di alcune intercettazioni ambientali, dalle quali emersero le prime ammissioni, e degli interrogatori-fiume del 10 gennaio 2007 durante i quali entrambi confessarono, per poi ritrattare. Descrizioni dei fatti prima imprecise, per tentare di scagionare il rispettivo coniuge, poi sempre più dettagliate come in un crescendo liberatorio, a tratti quasi euforico, mitigato dalla paura di "non essere più guardati in faccia da nessuno". Il 13 marzo inizieranno a deporre i testimoni della difesa che promette di avere ancora "molte carte da scoprire".