Gravina di puglia (Bari), 2 marzo 2008 - FRANCESCO Pappalardi raccontò una piccola bugia all’amichetto con cui stava giocando a gavettoni in piazza Notargiacomo, detta delle Quattro fontane. Quando si ruppe il palloncino color arancio che si stavano contendendo, disse al compagno di avere terminato le «munizioni». Invece non era così. Ne aveva ancora uno, identico, in tasca. Quel palloncino ritrovato nei pantaloni bianchi di Ciccio 20 mesi dopo la sera del 5 giugno 2006, giorno in cui è scomparso col fratellino Salvatore, è un indizio pesante contro il padre, perché blinda la testimonianza di chi ha visto Ciccio e Tore salire sull’auto del genitore.

TRE ADOLESCENTI dissero alla polizia di avere giocato con Ciccio e Tore lanciandosi palloncini pieni d’acqua in piazza delle Quattro fontane, e questo fissa con certezza l’orario dell’ultimo avvistamento dei fratelli Pappalardi alle 21,30. Fino a metà luglio gli avvistamenti riscontrati si fermavano alle 19,40 nei pressi di via Ragni, poi alle 21 in Calata San Michele. Uno dei ragazzi, in particolare, spiegò di avere visto Francesco e Salvatore salire sull’autovettura del papà e di avere subìto dall’uomo un rimprovero per avere bagnato i figli. Una testimonianza circostanziata quanto tardiva, ma il ragazzo, che oggi ha 14 anni, ne aveva parlato subito con la maestra del doposcuola, parente dei Pappalardi.

 

È stato lo stesso Filippo Pappalardi, con una telefonata a un funzionario della squadra mobile, ad avvisare la polizia di avere saputo che i suoi figli erano stati visti con altri due amici in piazza Quattro fontane, ma omise il nome del terzo testimone, l’unico che l’aveva visto con Ciccio e Tore e, soprattutto, informò la polizia soltanto il 16 agosto 2006, mentre è accertato che ne fosse a conoscenza fin dal 7 giugno, un giorno e mezzo dopo la scomparsa dei figli.

FILIPPO Pappalardi — sostiene la teoria dell’accusa — sarebbe dunque l’ultima persona ad avere visto in vita Francesco e Salvatore. Quella sera, una parte del centro di Gravina era chiusa alla circolazione per un evento pubblico. La Dedra blu del camionista può essere passata vicino alla casa delle Cento stanze, dove quasi due anni più tardi sono stati ritrovati i cadaveri dei fratellini. I riscontri sul percorso sono compatibili.

SECONDO magistrati e polizia, Filippo Pappalardi la sera del 5 giugno 2006, alle 21,30, in preda all’ira, raggiunge i figli in piazza delle Quattro fontane e li fa salire in auto. I ragazzini sanno che saranno puniti perché hanno disobbedito al genitore. Quindi, durante il percorso decidono di fuggire dall’auto e scappano verso via Ianora, a poca distanza dalla casa dalle Cento stanze in cui sono stati trovati i loro cadaveri. Pappallardi — è la ricostruzione dell’accusa — li vede fuggire, è già buio. Poco dopo va al Roxy bar, che si trova lì vicino, cambia dei soldi per telefonare da una cabina e chiede al titolare se ha visto dei bambini giocare.
Questi risponde di averli visti a poca distanza. Torna a casa e non cerca più i figli, perché pensa che prima o poi torneranno. Quindi, ipotizza che i bambini siano andati dalla loro mamma e telefona alla donna. Il giorno dopo la scomparsa, Filippo non cerca neppure i suoi figli e va a lavorare. La polizia lo richiama mentre è in viaggio col camion alle 6,20 verso Taranto per la denuncia di scomparsa. Lo convincono con tre telefonate. Agli inquirenti spiega che «non vedendo il camion, i bimbi torneranno». Ma i bambini non tornano. Qualche giorno dopo, Pappalardi dirà alla polizia che la mamma di un amichetto dei figli ha visto Ciccio e Tore andare verso via Ianora, cioè verso la masseria, ma la donna smentisce. Secondo la nuova ipotesi degli investigatori, l’uomo, attribuendo alla donna quell’indicazione, ha voluto che la polizia concentrasse le ricerche in quella zona, senza indirizzarli direttamente dove aveva visto fuggire i figli. Non ha mai detto «cercateli nel casolare», come ha urlato venerdì secondo il suo legale.

CHE COSA sia successo, quando e se Ciccio e Tore sono scappati, è da chiarire: il mistero rimane, ma sul ruolo decisivo che avrebbe avuto il padre dei ragazzi gli inquirenti non hanno dubbi, così come della sua attività di depistaggio. Il ritrovamento delle vittime potrà cambiare l’imputazione, da omicidio volontario plurimo a omicidio in seguito ad altro reato, non le responsabilità