{{IMG_SX}}MODENA, 29 febbraio 2008- LA GIACCA nera e lunga a otto bottoni, con il collo alla coreana, indossata nel Ballo in maschera, con la famosa camicia rossa, sono fra i pezzi più pregiati. Ma in un armadio, tenuti come se dovessero essere indossati da un momento all’altro, ci sono anche la giacca di velluto di Cavaradossi della Tosca e il panciotto di Rodolfo della Bohème. «Valore non quantificabile», scrive diligentemente il perito del notaio, sapendo che si tratta di capi di abbigliamento personali, e non di azioni o beni immobili.

NELL’INVENTARIO che elenca il tesoro del Maestro Luciano Pavarotti, scomparso il 6 settembre, sul quale è in corso un silenzioso braccio di ferro fra gli eredi (Nicoletta Mantovani da una parte, e le tre figlie del primo matrimonio dall’altra) ci sono anche gli abiti di scena. Ma ciò che vale ovviamente sono i numerosi immobili sparsi fra Modena, Pesaro, gli Stati Uniti (anche se questi sono vincolati nel trust che tanto ha fatto discutere) e Montecarlo, titoli, diritti musicali, opere d’arte, preziosi. Il notaio Giorgio Cariani di Vignola nei giorni scorsi ha concluso il suo lavoro di «mappatura» del patrimonio oggetto dell’eredità. Un dossier di oltre cento pagine che proprio ieri è stato depositato in tribunale, anche a tutela di Alice, la piccola avuta dal Maestro con Nicoletta Mantovani. Dunque adesso le parti in causa potranno confrontarsi direttamente avendo sotto mano il tesoro del Maestro da spartire secondo ciò che hanno stabilito tre testamenti successivi: in quello del giugno scorso si sancisce che l’eredità vada suddivisa con il 50 per cento tra le quattro figlie, il 25 per cento per la vedova e l’altro 25 per cento di quota disponibile ancora a Nicoletta Mantovani.

NESSUN PROBLEMA sulle quote, pare, ma le figlie hanno chiesto una mappatura ai raggi x proprio per capire che cosa contenga lo «scrigno», e arrivare a una divisione dei beni. In questo scenario si inserisce l’inchiesta della procura di Pesaro, che vuole fare luce su alcuni vorticosi movimenti societari, avvenuti già nei mesi della malattia del Maestro, e sulla firma del terzo testamento, il 29 luglio, poco prima della morte, che perfezionava il trust americano a favore di Nicoletta e della figlia (gli appartamenti di New York e alcuni titoli).

IL NOTAIO della città delle ciliege ha ricostruito minuziosamente la mappa dell’eredità, senza addentrarsi nel valore dei beni. Affiora così che tra gli immobili ci sono la villa di stradello Nava a Modena, il ristorante, la piscina, le ex scuderie e ventimila metri di terreno a cui si aggiungono nove appartamenti con cantine, garage e autorimesse, sparsi a Modena fra via Bonacorsa, via Bianchi Ferrari e via Marianini. Chiude l’elenco degli immobili di pregio la villona con piscina sulle colline di Pesaro, dove la coppia Pavarotti-Mantovani trascorreva buona parte dell’estate.

DEL PATRIMONIO immobiliare fa parte anche l’appartamento nel condominio Victoria di Montecarlo, dove il Maestro aveva preso la residenza in Boulevard Princesse Charlotte. Un alloggino con ingresso, cucina, salotto e due stanze da letto, corte interna e terrazzo. Un gioiello di valore immenso.
Le partecipazioni alle società sono più complicate, perché alcune risultano messe in liquidazione nei mesi precedenti la morte del Maestro. Pavarotti era socio, quasi sempre al 50 per cento, della Lupa Web, della Sporting Due srl, della Pavarotti International, che ha organizzato eventi musicali e non solo, e dell’Equipromotional. A Milano, presso la società Open Care, sono depositate molte opere d’arte, che un perito dovrà stimare nei dettagli.

C’E’ POI un lungo elenco di depositi titoli, quasi cinque milioni di euro, che si sgrana in un grappolo di banche: Ber Banca, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Banca dell’Adriatico e Cassa di risparmio di Vignola. Sul fronte bancario, una decina di conti correnti, variamente sparsi, contengono 300mila euro. Ma dalla galassia bancaria affiorano però (in particolare presso il Monte dei Paschi di Siena) anche debiti, conti in rosso e mutui: si tratta di una ventina di milioni di euro, da aggiungere a liquidazioni di dipendenti e fornitori che sono però ancora una goccia nel mare.

UN DISCORSO a parte merita il trust americano, firmato dal tenore poco prima della morte, su cui le tre figlie vogliono vedere chiaro. Dall’inventario Cariani si evince che il patrimonio americano, affidato in gestione alla JpMorgan Chase Bank, comprende tre appartamenti a Central Park, il cui possesso è organizzato attraverso un complesso sistema di azioni. Il dossier del notaio chiude aggiungendo, alla voce «Beni immateriali», un pacchetto dentro al quale vanno tutti i diritti su registrazioni e riproduzioni: una cassaforte che incamera continuamente royalties milionarie.

CHE FARANNO adesso Nicoletta e le tre figlie maggiori del Maestro? Si profila lo scontro, di cui tanto si è parlato, o si metteranno d’accordo? Gli avvocati di entrambe le parti, Anna Maria Bernini per Nicoletta, Fabrizio Corsini per le tre figlie, sono al lavoro per studiare l’inventario. La partita rimane apertissima.