{{IMG_SX}}Bologna, 11 febbraio 2008 - "La mia battaglia per ottenere l'asilo politico dalla Svizzera continua. Sono le istituzioni che stanno temporeggiando". Sergio Sedia, 32 anni, consulente finanziario di Cimitile, Comune a pochi passi da Marigliano (Na), non fa più mistero della sua identità, ora che i media - specialmente quelli elvetici - si sono interessati a lui e hanno raccontato la sua storia: quella di un cittadino campano che cerca di fuggire dal cosiddetto 'triangolo della morte' e dalla sua maledizione.

 

Quotidiano.net era stato tra i primi a raccogliere il suo grido di aiuto e a riportare l'intera vicenda. "Sono state trovate 1500 discariche abusive di rifiuti tossici e, sempre qui, è stata riscontrata un'alta incidenza di morti per cancro. Io sono sposato e con un figlio in arrivo, credo di dover garantire a lui un futuro più sano", ci aveva detto in una lunga intervista. Da qui la decisione di 'cambiare aria' e andare via: non da emigrato, bensì da rifugiato.

 

In base all'art. 3 della legge federale svizzera sull'asilo politico i rifugiati sono "le persone che, nel Paese di origine o di ultima residenza, sono esposte a seri pregiudizi a causa della loro razza, religione, nazionalità,appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le loro opinioni politiche, ovvero hanno fondato timore di essere esposte a tali pregiudizi", e - spiega sempre la legge - per pregiudizi si intende anche ''l'esposizione a pericolo della vita, dell'integrità fisica o della libertà, nonché le misure che comportano una pressione psichica insopportabile''. Sulla base di queste indicazioni Sedia ha preso carta e penna e ha inoltrato la sua richiesta.

 

"Dapprima ho scritto al Canton Ticino, quindi a Berna, poi ho seguito la trafila che mi è stata indicata formalizzando la mia richiesta al Consolato svizzero di Napoli - ci spiega adesso - Ho spiegato che appartenendo a un gruppo sociale ben definito, ovvero specificatamente alla popolazione del Nolano soggetta ad un elevato rischio di vita, sono esposto a seri pregiudizi nel paese d'origine, e in particolare a pericolo di vita e dell'integrità fisica nonché a misure che comportano una pressione psichica ormai insopportabile".

 

La risposta, però, tarda ad arrivare. "La verità è che ci sarebbero gli estremi per accordarmi l'asilo politico ma le istituzioni elvetiche stanno cercando di darmi un 'no' motivato. Se la mia richiesta venisse accolta, infatti, questo potrebbe creare un precedente pericoloso. Un caso da manuale di diritto, insomma".