{{IMG_SX}}Roma, 8 febbraio 2008 - Cadde dal motorino a causa di 'trappole stradalì e mori' a causa delle lesioni riportate. Per questo la Cassazione ha reso definitiva la condanna per omicidio colposo nei confronti del titolare della società appaltatrice delle opere di manutenzione del manto stradale.

 

Il fatto accadde a Roma il 20 aprile del 1996 quando Elena S., percorrendo il tratto di via Salaria corrispondente all'ingresso di Villa Ada, alla guida di un motorino, a causa della presenza di tre buche, aveva perso il controllo del motoveicolo ed era caduta battendo la testa contro il manto stradale.

Per la Suprema Corte, che ha confermato la condanna per omicidio colposo nei confronti di Ivo M., appunto il titolare della società che aveva in appalto la manutenzione della strada, il giudice di merito "con argomentazione condivisibile ha ritenuto insussistente il concorso di colpa della vittima, che procedeva a velocità moderata in un tratto stradale in cui non vi era un limite particolare di velocità, riconducendo la causa della caduta in via esclusiva alla trappola stradale che si era venuta a creare nel tratto stradale, alla quale Ivo M., violando gli obblighi contrattualmente assunti non aveva posto rimedio".

La condanna per omicidio colposo era già stata inflitta al titolare della ditta di manutenzione della strada dalla Corte d'Appello di Roma, nel febbraio 2004 sulla base del fatto che con la consegna dell'appalto l'impresa "era obbligata ad iniziare immediatamente il servizio si sorveglianza ed il conseguente pronto intervento sulla sede stradale". Obblighi ai quali come rileva anche la quarta sezione penale della Cassazione nella sentenza 6267, il titolare della manutenzione era venuto meno. Inutilmente Ivo M. ha tentato di alleggerire la propria posizione, sostenendo che nel tratto stradale interessato l'Acea in precedenza aveva effettuato alcuni lavori.

La Suprema Corte, dichiarando inammissibile il ricorso, ha fatto proprie le motivazioni d'appello ricordando che "restavano fuori del controllo dell'Acea i due avvallamenti esistenti sul primo e sul terzo tombino, che produssero la perdita di equilibrio del ciclomotore". Da qui la condanna per omicidio colposo nei confronti di chi aveva 'l'obbligò di rimuovere le 'trappole stradali.