{{IMG_SX}}Nuoro, 29 dicembre 2007 - Si è spenta una delle voci più importanti della Barbagia. Peppino Marotto, sindacalista, poeta, scrittore e cantante, conosciuto e amato in tutta la Sardegna, membro fondatore dei 'Tenores Supramonte di Orgosolo', è stato ucciso questa mattina in un agguato proprio nella sua Orgosolo, il paese dei 'Murales'. Marotto, 82 anni, è stato freddato mentre, intorno alle 10.30, come d'abitudine, comprava i giornali all'edicola del paese in pieno centro, in Corso Garibaldi: sei colpi di pistola lo hanno raggiunto alla schiena e per lui non c'è stato più niente da fare.

 

Sul posto sono intervenuti carabinieri, polizia e un'autoambulanza del 118. I sanitari purtroppo non hanno potuto far altro che constatare il decesso della vittima. Finora sono pochi gli elementi che trapelano dalle indagini coordinate dal procuratore del Tribunale di Nuoro, Daniele Rosa, e condotte dalla polizia. Con tutta probabilità il killer di Marotto era solo e conosceva molto bene le sue abitudini.

 

Ha aspettato la vittima in un vicolo adiacente alla chiesa parrocchiale e quando l'ha visto arrivare l'ha raggiunta e gli ha sparato alle spalle poco prima che entrasse nell'edicola. Successivamente sarebbe scappata a piedi riuscendo a far perdere le proprie tracce. In ogni caso è giallo sul movente.

 

Marotto era una persona amata e stimata da tutta la comunità e in molti sostengono che non avesse nemici. Sul suo conto grava una condanna per tentato omicidio che risale agli anni Sessanta. Un tentato omicidio per il quale il poeta si è sempre detto innocente ma per il quale ha dovuto conoscere la galere e il confino, revocatogli in seguito con l'amnistia. Nato a Orgosolo nel 1925, Marotto ha speso fra le fila della Cgil e del Partito Comunista la sua vita, che ha finito spesso con l'intrecciarsi con le vicende che hanno segnato la storia del centro barbaricino negli ultimi cinquanta anni. Moderno cantastorie, Marotto per tutta la vita ha cantato i suoi ideali di emancipazione e di libertà nelle piazze della Sardegna e del mondo.

 

La sua poesia racconta della sua gente e della sua terra. Il poeta ha anche dedicato un canto alla Brigata Sassari al ritorno dalla Grande Guerra: con «Sa brigada sassaresa» ha narrato la presa di coscienza dei Sassarini, al ritorno dalla I guerra mondiale e prima dell'avvento del fascismo. Marotto è stato dirigente a livello locale della Cgil e del Partito Comunista.

 

Una volta andato in pensione non ha smesso di collaborare quotidianamente con la sede di Orgosolo del sindacato pensionati. Fra le sue opere più importanti 'Su pianeta 'e Supramontè (1996), 'Testimonianze poetiche in onore di Emilio Lussù, (1983), 'Cantones Politicas Sardas', (1978). La sua ultima apparizione pubblica risale allo scorso aprile quando ha partecipato a una serie di convegni sulla figura di Antonio Gramsci e ha stupito il pubblico intonando un canto sull'intellettuale comunista.

 

L'uccisione di Marotto getta Orgosolo ancora una volta nell'oscurità e riporta i suoi cittadini alla vigila di Natale del 1998 quando qualcuno uccise il sacerdote professore don Graziano Muntoni, tuttora un delitto irrisolto. Chi ha conosciuto il sindacalista poeta lo ricorda come una persona speciale, impegnata tanto nell'attivismo sociale e politico quanto nella poesia. Il segretario regionale della Cgil, Giampaolo Diana, ricorda «un uomo straordinario, sia per la passione politica, che era quella di un ventenne, che per il suo profilo da poeta». «Peppino - sottolinea Diana - era un uomo in cui ritrovare i valori che hanno contribuito a creare diverse generazioni di sindacalisti in Sardegna. Gli si leggeva in faccia il bisogno di giustizia sociale, la sua ragione di vita». «Marotto - prosegue il segretario regionale della Cgil - si è impegnato soprattutto per trasformare l'economia del suo territorio, tentando di dare più dignità ad un mondo abbastanza difficile».

 

Ragionando sul movente che possa avere armato la mano del killer di Marotto Diana dice: «La sua uccisione ci lascia attoniti. Era un uomo amato e stimato da tutti. È difficile, impossibile, voler male a un poeta, a un uomo che fa della poesia una ragione di vita. A chi sapeva dare con le sue parole un senso alle cose genuine della vita». Il sindaco di Orgosolo, Francesco Meloni, sottolinea che «tutto il paese è fortemente sconvolto dall'uccisione di Peppino Marotto». «Lavorava e ha sempre lavorato per il bene della comunità e per questo l'evento ci sconvolge doppiamente», continua. «Era un signore - sottolinea il primo cittadino - fortemente impegnato nelle battaglie politiche e sociali per il riscatto del nostro territorio. Con il suo lavoro aiutava i più deboli, a cominciare dai pensionati. E ai giovani amava spesso ricordare che quando occorre cambiare le cose occorre avere il coraggio di farlo».

 

Nemmeno Meloni riesce a darsi una spiegazione per quanto accaduto. «Non riesco a darmi nessun tipo di spiegazione - afferma il sindaco - Marotto era largamente stimato in paese e fuori. Non riusciamo a capire quale possa essere il motivo, ammesso esista, che ha spinto qualcuno ad ucciderlo». Per il predecessore di Meloni, il professore Pasquale Mereu, l'assassino di Peppino Marotto rappresenta una sfida all'intera comunità. «In questi giorni a Orgosolo - spiega l'ex sindaco - si svolgono alcuni appuntamenti importanti per le festività natalizie e per il capodanno, eventi che coinvolgono e che sono amati da tutti».

 

A Orgosolo le celebrazioni per la fine dell'anno sono molto sentite. La tradizione vuole che i ragazzini vadano in giro per il paese per raccogliere i pani dalle case e che i cori 'a tenorè si rechino invece nelle case delle coppie che si sono sposate nel corso dell'anno per cantare una serenata. «A due giorni dalla ricorrenza chi ha ucciso - commenta professor Mereu - sembra voler dire, noi ce ne freghiamo di quelli che sono i momenti importanti della comunità. Quella di oggi non è una giornata casuale. Per questo rimaniamo doppiamente allibiti». Anche per l'ex sindaco è difficile che la vittima avesse qualche nemico. «Era una persona affabile - dice - benvoluta. È improbabile che avesse malumori con qualcuno. In paese si sarebbe saputo. Fra l'altro lui non si nascondeva, non prendeva precauzioni».

 

«La Sardegna è una terra che vive perennemente al confine tra modernità e arcaismo - ha detto Flavio Soriga, giovane scrittore cagliaritano - È una terra ultramoderna, ma anche un luogo dove succedono cose incredibili, in cui è possibile che un poeta, un sindacalista di 82 anni come Peppino Marotto, venga ucciso da qualcuno che gli spara alle spalle». Secondo Soriga l'omicidio di Marotto «è più che altro è l'ennesima irruzione dell'arcaismo nella nostra incompleta modernità».