{{IMG_SX}}Roma, 10 dicembre 2007  - Sabatino D'Alfonso, originario di Villa Literno, in provincia di Caserta, è stato incastrato dagli investigatori della squadra mobile di Roma, diretti da Vittorio Rizzi, grazie al dna ricavato dalle tracce biologiche del liquido seminale trovate sull'assorbente che indossava la vittima, Maria Scarfò, quando il 30 dicembre del 2000 era stata trovata cadavere sull'autostrada A1 in un piazzale nei pressi di Marzano Appio, all'altezza di Caianello.

 

Le nuove tecnologie hanno permesso al servizio centrale della polizia scientifica di risalire al profilo del dna dell'assassino che coincidono senza ombra di dubbio con il profilo biologico di Sabatino D'Alfonso. La donna nella serata del 29 dicembre del 2000 dopo aver chiuso il proprio bar, nella zona del Quadraro a Roma, era sparita nel nulla.

 

Nella tarda serata il marito che l'aspettava a casa aveva ricevuto una strana telefonata dove la moglie diceva di aver avuto un imprevisto ma la chiamata era poi terminata con uno strano lamento. La vettura della Scarfò venne rinvenuta carbonizzata all'alba del 30 dicembre nel quartiere del Quadraro a pochi metri dal suo bar. La donna ha subito una violenza sessuale e ha anche cercato di difendersi visto che sul cadavere sono state trovate diverse ferite ed inoltre aveva il tacco dello stivale spezzato probabilmente nel tentativo di fuggire.

 

Gli agenti della squadra mobile di Roma, diretti da Giovanna Petrocca, che in questi anni ha seguito la vicenda, negli ultimi due mesi sono stati impegnati a dare un nome ed un cognome al profilo genetico dell'assassino che era stato rilevato dagli esperti della scientifica. Tutte le amicizie e possibili relazioni non hanno però dato frutti e per questo si è pensato ad una "situazione di casualità". L'assassino è stato così cercato tra quei soggetti che negli ultimi anni avevano avuto delle condotte di violenza sessuale di tipo seriale.